Quando in qualità di guida turistica di Berlino mi trovo a raccontare la storia del Muro, noto che molti di coloro che mi accompagnano rimangono stupiti dalla correlazione fra il Muro di Berlino e l’Italia.
Infatti, la storia del Muro è stata segnata anche da alcuni Italiani. Dalle gesta eroiche di coloro che hanno scavato tunnel di fuga per i loro amici rimasti ad Est, ad un tragico evento che ha spezzato la vita di un bambino, fino al giornalista che con la sua domanda ha praticamente portato alla caduta del Muro.
Domenico Sesta e Luigi Spina: il Tunnel della libertà
“Nessuno ha l’intenzione di costruire un muro!”. Così dichiarò Walter Ulbricht, il presidente della DDR, il 15 giugno 1961. Meno di due mesi dopo, era vero il contrario. Su ordine del governo di Berlino Est infatti, venne eretto il 13 agosto 1961 un muro per impedire il flusso di rifugiati da Berlino Est a Berlino Ovest.
Molte famiglie e amici rimasero separati gli uni dagli altri. Il Muro divenne ogni giorno più sorvegliato e più fortificato, un vero e proprio ostacolo insormontabile. Però ci furono persone che, a rischio della loro stessa vita e della loro libertà, si misero alla ricerca di possibili punti deboli di quella fortificazione con l’obiettivo di far fuggire i loro amici e parenti rimasti dall’altro lato.
Questo è il caso di due studenti italiani che risiedevano a Berlino Ovest, Domenico Sesta e Luigi Spina. La costruzione del Muro li separò da Peter, un loro caro amico rimasto bloccato ad est con la fidanzata e la figlia nata solo poche settimane prima.
Domenico e Luigi riuscirono a scavare un tunnel di circa 165 metri sotto al Muro per far fuggire il loro compagno universitario, la fidanzata e la figlia, insieme ad altre 26 persone. Si trattava del famigerato Tunnel 29, dal numero delle persone riuscite a fuggire grazie al loro sforzo.
Per scavare un tunnel così lungo ovviamente c’era bisogno anche di una discreta quantità di fondi. Luigi ebbe l’idea di filmare i lavori e contattare segretamente alcuni giornali per vendere l’esclusiva delle immagini. Fu il canale americano NBC a comprare i diritti sul filmato garantendo i fondi che permisero ai due italiani e ai loro amici di portare a termine gli scavi. Forse si tratta di uno dei primi reality della tv.
Il Tunnel 29 è una storia di coraggio e astuzia che racconto con emozione durante il “Tour Berlino comunista e il Muro” proprio lungo il tracciato del tunnel scavato dai nostri connazionali.
Domenico e Luigi sono stati insigniti della Medaglia d’oro al Valor Civile da Carlo Azeglio Ciampi nel 2000 e il Tunnel 29 viene ricordato con dei pannelli informativi lungo il Memoriale del Muro e al numero 7 della Schönholzer Strasse.
Giuseppe Savoca: una vita spezzata
Quando parliamo delle vittime provocate dal Muro di Berlino l’immaginario va a tutte quelle persone che hanno perso la loro vita in cerca della libertà, uccise mentre tentavano di fuggire.
Esistono però anche altre storie di persone che hanno perso la loro vita a causa della sola esistenza del Muro. Questo è il tragico caso di Giuseppe Savoca, un bambino di 6 anni figlio di italiani residenti a Berlino Ovest.
Giuseppe si trovava con un amico nei pressi del ponte Oberbaumbrücke, lungo la sponda occidentale del fiume Sprea. Erano le 10:00 del mattino e Giuseppe cadde nella Sprea, il fiume che taglia Berlino, forse per recuperare un giocattolo finito in acqua o per catturare un pesce.
Gli altri bambini corsero immediatamente in cerca di aiuto ma quel punto della Sprea apparteneva totalmente a Berlino Est. Gettarsi in acqua dalla sponda ovest equivaleva ad invaderne il territorio e il rischio che le guardie dell’est aprissero il fuoco era altissimo. Proprio quelle guardie non credettero alle urla che cercavano di richiamare la loro attenzione in cerca di aiuto pensando che fosse una provocazione dei berlinesi occidentali.
Giuseppe fu portato via dalla corrente e il piccolo cadavere fu recuperato solo qualche ora più tardi: una tragedia sullo sfondo della Guerra Fredda. Un bambino vittima del Muro e della grande assurdità che ha rappresentato la divisione di Berlino.
Un’assurdità ancora più grande se si pensa che la famiglia di Giuseppe dovette pagare alla DDR una fattura di 54 marchi per i costi di espatrio della salma.
I due governi tedeschi riuscirono a trovare un accordo solo nell’ottobre di quello stesso anno dopo che un altro bambino, Cetin Mert, era deceduto in circostanze simili: le persone che si trovavano in una situazione grave di emergenza nelle “acque di confine” potevano essere soccorse anche da Berlino Ovest.
Riccardo Ehrman: la domanda che ha fatto cadere il Muro
Nella storia a volte “il caso” è il vero attore principale dietro ai grandi eventi che hanno cambiato il corso dell’umanità.
Riccardo Ehrman fu un giornalista dell’Ansa. La mattina del 9 novembre 1989 si trovava sulla strada per Berlino Est per assistere ad una conferenza stampa del nuovo governo della DDR. Quella mattina uscì tardi di casa e non trovò parcheggio, rischiando di perdere la conferenza e poi, all’ultimo secondo, riuscì a parcheggiare l’auto e arrivare in tempo all’appuntamento con la storia.
Quando entrò nella stanza Günther Schabowski, il capo stampa dell’Ufficio Politico della Repubblica Democratica Tedesca, stava già leggendo il comunicato. L’obiettivo di quella riunione era distendere l’animo delle migliaia di manifestanti che avevano perduto la paura della Stasi e stavano manifestando fra le strade di Berlino Est contro il regime. Gli ultimi due mesi erano stati molto agitati e il volto dell’Europa stava cambiando anche grazie alla Perestrojka di Gorbaciov.
Schabowski lesse così il comunicato: “I viaggi privati in paesi stranieri possono essere richiesti senza alcuna condizione preliminare. Le partenze permanenti possono essere fatte attraverso tutti i valichi di frontiera della Repubblica Democratica Tedesca verso la Repubblica Federale o verso Berlino Ovest”.
Il giornalista italiano domandò in contropiede, senza attendere il microfono: “Da quando?” e Schabowski, un po’ confuso, rispose: “Ab sofort“, “da subito”.
Una piccola domanda dalle grandi conseguenze storiche, significava che i cittadini della Germania orientale erano liberi di andare in Occidente. Il Muro era caduto. Ovviamente, secondo i piani della DDR, le cose non dovevano andare così e Schabowski fu sorpreso dalla domanda del giornalista italiano tanto da improvvisare una risposta.
Per Riccardo Ehrman il significato della risposta fu subito chiaro: il Muro, dopo 28 anni, non c’era più. Dopo pochi minuti stava scrivendo nel suo rapporto per l’Ansa: “L’annuncio di Günther Schabowski della nuova legge sui viaggi è l’equivalente della caduta del Muro“.
Quella notte cadeva il Muro sotto la pressione delle migliaia di cittadini dell’est che si recarono ai checkpoint per quel «Ab sofort» provocato dalla domanda di Riccardo Ehrman.
Giulio Andreotti: il sarcasmo sulla Riunificazione tedesca
Giulio Andreotti è stato presidente di ben 7 governi ed è il politico italiano con il maggior numero di incarichi nella storia della repubblica.
Oltre a questo primato è anche ricordato per le molte frasi che con grande sarcasmo e intelligenza descrivevano situazioni e momenti della storia europea.
Una di queste frasi ha proprio a che vedere con Berlino e con la riunificazione tedesca: “Amo talmente la Germania che ne preferivo due“. A dire il vero questa frase è stata detta, in realtà, molti anni prima dallo scrittore francese François Mauriac, però Andreotti non l’ha mai smentita.
Infatti, dopo il 9 di novembre del 1989 non era per niente scontata la riunificazione, tanto che avvenne formalmente il 3 ottobre 1990.
Già prima il dibattito su una possibile riunificazione tedesca aveva punti di vista contraddittori. Lo stesso Andreotti nel 1984 da Ministro degli Esteri aveva affermato che: “Si è tutti d’accordo perché le due Germanie abbiano un buon rapporto: si tratta di un contributo alla pace che nessuno sottovaluta. Sia chiaro, però, che non bisogna esagerare in questa direzione, che bisogna riconoscere che il pangermanesimo va superato: ci sono due Stati germanici e due devono rimanere”.
Lucio Dalla: Futura divisa fra Est ed Ovest
Con il nostro Free Tour di Berlino visitiamo il Checkpoint Charlie ed è abbastanza comune che alcuni italiani si ricordino della canzone Futura di Lucio Dalla, composta proprio in quel luogo simbolo della Guerra Fredda. Ecco una bella intervista in cui lo stesso Lucio Dalla racconta il perché di quella canzone.
Berlino è una città chiave del Novecento, una città dalla storia complessa, tragica e affascinante.
Per conoscerla al meglio proponiamo i nostri tour tutti i giorni dell’anno.
Io sono Iacopo Buonaguidi, una delle guide di GUIDEinTOUR, sarò felice di poterti accompagnare alla scoperta di questa incredibile città e dei suoi particolari nascosti.
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