Vista dell'esterno del Museo Ebraico di Berlino.

Il Museo Ebraico di Berlino – la guida completa per visitarlo al meglio.

Berlino è una città di contrasti e sicuramente colpisce per la varietà degli stili architettonici che vi si possono osservare.

Nelle vie del centro, palazzi barocchi e tardo ottocenteschi d’epoca imperiale portano sulle facciate le cicatrici della battaglia di Berlino del 1945. A loro si affiancano, senza continuità, enormi caseggiati popolari risalenti al tempo di Berlino Est e edifici contemporanei eretti dopo la caduta del Muro.

Un dialogo costante tra una città in continua evoluzione e il suo passato difficile, che non vuole e non può dimenticare. Da questo punto di vista, il progetto più significativo è il Museo Ebraico (Jüdisches Museum Berlin), fiore all’occhiello fra i musei di Berlino e opera del rinomato architetto newyorkese Daniel Libeskind.

Al Museo Ebraico si fondono storia, memoria, architettura barocca e architettura contemporanea e per questo è un luogo sicuramente molto berlinese.

Il Museo Ebraico di Berlino: storia, architettura ed emozioni si fondono insieme

Dettagli dell'architettura di Daniel Libeskind al Museo Ebraico di Berlino.

Coi suoi 3.500 m² di mostra permanente, il Museo Ebraico di Berlino è uno dei musei più visitati d’Europa e una meta imperdibile fra le attrazioni di Berlino.

Al momento della sua apertura al pubblico nel settembre 2001, quando la mostra permanente era ancora in via di preparazione, circa 350.000 visitatori accorsero da tutto il mondo solo per visitare l’architettura del palazzo ancora vuoto.

Ciò che contribuisce a rendere la visita al Museo Ebraico indimenticabile è senza dubbio la capacità di Libeskind di raccontare storie attraverso elementi architettonici. Un’architettura che provoca emozioni forti e ci trasporta, senza bisogno di parole, nella storia ebraica in Germania e nella tragedia della Shoah.

La pianta a zig-zag dell’enorme edificio contemporaneo, ricoperto di zinco dall’architetto Libeskind, ricorda una saetta e accenna l’idea di una Stella di David spezzata lasciando disorientati. Di primo acchito è infatti difficile capire che cosa abbia a che fare con il grazioso palazzetto barocco, dove si trova l’ingresso del Museo Ebraico.

Sicuramente si tratta di un complesso architettonico difficile, per raccontare una storia altrettanto difficile.

L’architettura del Museo Ebraico

Dettaglio dell0architettura di Daniel Libeskind al Museo Ebraico.

Al Museo Ebraico viene celebrata l’architettura contemporanea di Berlino. Oltre al contrasto immediatamente visibile fin dall’esterno, Libeskind collega i due palazzi, apparentemente separati, attraverso una scala che ci conduce nel sotterraneo dell’edificio moderno, dove comincia la visita vera e propria.

Ai piedi della scala il pavimento d’ardesia prende a pendere e le pareti sembrano chiudersi intorno a noi. Non vi è un angolo retto e il percorso non è chiaro e si rimane disorientati dall’ignoto. Prima di apprestarci a conoscere la storia degli Ebrei in Germania, Libeskind ci invita dunque a riflettere e a metterci nei panni di chi, nel corso dei secoli, a causa delle persecuzioni si è ripetutamente trovato davanti ad una scelta difficile: rimanere o scappare?

In nessun altro momento tale domanda si è posta in modo più pressante che sotto alla dittatura nazista. Libeskind rappresenta questo dilemma attraverso tre corridoi chiamati Assi, ognuno dei quali simboleggia un destino: la Continuità, l’Esilio, e l’Olocausto.

Lungo le loro pareti si aprono finestre sul passato sotto forma di effetti personali dal vasto archivio del Museo Ebraico: passaporti contrassegnati con la J di “Jude” in seguito alle leggi del 1938, foto-ricordo di un mondo che ci si lasciava alle spalle, lettere d’addio o messaggi disperati gettati dai treni in corsa.

L’Asse dell’Esilio

Questo Asse conduce all’esterno del palazzo, nel Giardino dell’Esilio, un complesso di 49 steli di cemento a base quadrata dalle quali crescono alberi. Il terreno ciottoloso e inclinato, le steli tutte uguali e il cielo nascosto dalle fronde contribuiscono a disorientare. Ci si sente persi, esiliati, sradicati.

L’Asse dell’Olocausto

È il più breve ed è anche l’unico senza via d’uscita: da una parte è un vicolo cieco, dall’altra termina nella Torre dell’Olocausto. In questa torre di 24 m d’altezza, separata dall’edificio come ne fosse una scheggia, si è all’esterno ma isolati, in un silenzio ovattato e quasi completamente nell’oscurità. L’unica luce proviene da una fessura al livello del soffitto. Anche la speranza diviene irraggiungibile.

L’Asse della Continuità

Questo Asse è invece il più lungo. È quello che, attraverso una scala ripida di 82 gradini, ci conduce al secondo piano dell’edificio. Qui inizia la mostra permanente che ricostruisce la storia degli Ebrei in Germania.

La mostra permanente: due piani di storia

Un dettaglio della mostra permanente.

Dopo la chiusura della precedente mostra permanente nel 2017 ed un periodo di transizione contrassegnato da diverse mostre temporanee, il Museo Ebraico ha finalmente riaperto i battenti al pubblico nell’agosto 2020 con una mostra del tutto nuova dal titolo “Vita ebraica in Germania: passato e presente”.

Su due piani, divisa in cinque capitoli storici, la vita degli Ebrei in Germania viene narrata in maniera coinvolgente attraverso elementi che ci invitano a interagire con gli oggetti, sorridere, commuoverci, ma soprattutto, lasciarci sorprendere. Si inizia dal secondo piano per poi scendere al primo.

Cosa vedere al secondo piano

Ingresso al secondo piano della mostra permanente.

Ad accoglierci al secondo piano è un albero le cui foglie sono a disposizione per lasciare un pensiero, una preghiera o esprimere un desiderio. Una dietro l’altra si susseguono tre epoche storiche:

  • Medioevo: i primordi della storia ebraica in quel territorio che secoli dopo diventerà la Germania e il complesso rapporto con la maggioranza cristiana;

  • Illuminismo: il fiorire della cultura ebraica tedesca e il periodo dell’emancipazione;

  • Primo Novecento: il fallimento del sogno di tolleranza. Questo capitolo termina con una sala cinematografica in cui è consigliabile sedersi e riposarsi un po’ prima di riprendere con il piano sottostante. Sullo schermo è proiettato un vivace collage sulla vita degli Ebrei in Germania negli anni ‘20 del Novecento, all’epoca della Repubblica di Weimar.

A spezzare il percorso cronologico sono diverse zone tematiche che ci invitano ad approfondire la cultura ebraica e le sue tradizioni, sempre in modo coinvolgente ed interattivo. Al secondo piano troviamo infatti:

– La Torah e la religione ebraica: ci fermiamo ad ammirare il libro sacro dell’ebraismo e a impararne la calligrafia scrivendo il nostro nome nella simpatica stazione interattiva; possiamo ascoltarne il suono interagendo con il display delle lingue della Diaspora; impariamo le basi della cucina kosher e ci prendiamo una pausa dal tran-tran quotidiano nel privé dello Shabbat, il giorno del riposo.

– La musica ebraica: sfiorando le colonnine di metallo possiamo sentire i suoni dei riti e delle festività ebraiche; prendendo posto nei comodi salottini per ascoltare la musica secolare ebraica, dal Klezmer al pop israeliano, con tanto di stazione inclusiva per i non udenti.

– L’album di famiglia: sfiorando il grande display, quando qualcosa coglie la nostra attenzione, possiamo esplorare le mille storie dietro agli oggetti donati agli archivi del Museo Ebraico.

Cosa vedere al primo piano

Leggi raziali naziste esposte al Museo Ebraico.

Le pareti delle scale che ci conducono al primo piano sono tappezzate da illustrazioni e colori sgargianti: è la “Hall of Fame” dei personaggi famosi di origini ebraiche, da Gesù a Marx fino ad Amy Winehouse.

Ai piedi delle scale è possibile acquistare e degustare ad un rivenditore automatico caramelline gommose kosher a forma di orsetto, prima di riprendere con il percorso.

I capitoli storici al primo piano sono solo due, ma molto più ampi di quelli al piano superiore. Abbiamo infatti:

  • Periodo della dittatura nazista e la Shoah, dal 1933 al 1945: vediamo le centinaia di leggi e decreti ai danni della minoranza ebraica e veniamo a conoscenza delle strategie di sopravvivenza messe in atto dagli Ebrei in condizioni sempre più precarie. Dopo la sezione dedicata alla Notte dei Cristalli, ci si incammina in un labirinto ancora più disorientante degli Assi, le cui pareti metalliche aprono finestre sulla resistenza ebraica, le deportazioni, i ghetti e infine lo sterminio. Una grande cartina d’Europa con le cifre delle vittime dell’Olocausto termina questa sezione.

  • Dal 1945 al presente: esploriamo i temi della restituzione dei beni espropriati dai nazisti ai sopravvissuti o ai loro eredi, dell’antisemitismo nella Germania attuale e del rapporto con lo Stato d’Israele.

Anche su questo piano troviamo diverse zone tematiche:

– L’arte ebraica: ammiriamo dipinti di artisti di origine ebraiche dall’Ottocento al periodo nazista.

– L’oggetto ebraico: impariamo a riconoscere gli oggetti religiosi o meno che fanno parte della quotidianità e delle tradizioni ebraiche.

La mostra permanente, che racconta la varietà della vita e la pienezza dell’espressione religiosa e culturale ebraica in Germania, viene di volta in volta interrotta da spazi bui, stretti, alle cui pareti nere non sono apposte né vetrine né didascalie. L’architettura di Libeskind, mai scontata, ancora una volta ci invita a leggere tra le righe, trovando una risposta alla domanda: come raccontare l’assenza, il vuoto lasciato dalle vittime dell’Olocausto?

I Voids: come raccontare l’assenza

I volti dell'artista Menashe Kadishman.

Libeskind trafigge la pianta a zig-zag del Museo con una linea orizzontale. Nei punti di intersezione l’edificio è lasciato completamente vuoto dal tetto fino agli Assi. Queste intersezioni sono i “voids”, i vuoti, ossia l’espressione architettonica dell’assenza.

Nel più grande di questi, che è stato chiamato il “Vuoto della Memoria”, si può vedere l’installazione Shalekhet, “foglie cadute”, dell’artista Menashe Kadishman. Più di 10.000 lastre di ferro, che rappresentano volti a bocca aperta, ricoprono il pavimento di questo spazio. Quest’opera è dedicata alle vittime innocenti della guerra.

“I vuoti verticali, definiti da pareti in cemento, sono in corrispondenza dei punti di intersezione. Essi sono lasciati vuoti, non riscaldati e poco illuminati e rappresentano ciò che non può mai essere esposto quando si tratta della storia ebraica di Berlino: l’umanità ridotta in cenere.” Daniel Libeskind, 2000

Costo del biglietto e orari di apertura del Museo Ebraico di Berlino

Biglietto di entrata al museo.

Il Museo Ebraico è uno dei musei gratis di Berlino. A differenza dei musei statali, è aperto tutti i giorni e l’ingresso alla mostra permanente è totalmente gratuito. È necessario però prenotare un biglietto con codice a barre online oppure presentarsi direttamente alla cassa. La prenotazione in anticipo online è consigliata soprattutto per gruppi grandi.

È visitabile dalle ore 10:00 alle 19:00, con ultimo ingresso alle 18:00.

Cose importanti da tenere presenti:

  • Il Museo è chiuso annualmente per la vigilia di Natale e nei giorni delle festività ebraiche di Rosh haShanah e Yom Kippur. Attenzione: le date di queste ultime festività cambiano di anno in anno, seguendo il calendario ebraico.

  • Al museo è disponibile un’audioguida anche in italiano. Si tratta di un’App da scaricare sul proprio smartphone. Un consiglio: per non disturbare gli altri visitatori, è consigliabile portare dietro i propri auricolari.

  • È possibile fare una pausa pranzo e relax nel fornitissimo caffè, dove degustare pietanze e dolcetti tipici della cucina ebraica. Sono disponibili anche opzioni vegane.

Come raggiungere il Museo Ebraico

Cartello in esterno al Museo Ebraico di Berlino.

Il Museo Ebraico si trova in posizione leggermente decentrata. Potrai raggiungerlo facilmente con i mezzi pubblici di Berlino:

Autobus: Bus 248 fermata “Jüdisches Museum”.

Metropolitana: U6 fermata “Kochstraße/Checkpoint Charlie”, U1-U3 fermata “Hallesches Tor” oppure dalla fermata S-Bahn “Anhalter Bahnhof”.

Visitare il Museo Ebraico di Berlino con una guida italiana

Federica Ligarò, guida italiana al Museo Ebraico di Berlino e al Museo della Resistenza.

Puoi richiedere una visita guidata in italiano al Museo Ebraico di Berlino con una delle guide del team GUIDEinTOUR. Basta inviare una mail a: info@guideintour.it o conttarci attraverso il formulario di contatto.

Saremo lieti di poterti accompagnare alla visita di un luogo così importante e simbolico.

Dove approfondire a Berlino la storia del nazismo e della Shoah

Tour per conoscere la storia del Terzo Reich a Berlino.

Berlino è stata la capitale del Terzo Reich. Coi nostri Tour di Berlino approfondiamo questo periodo storico, sotto diverse sfaccettature, in ben tre visite differenti:

Free Tour di Berlino: il tour ad offerta libera. Si tratta del tour generale d’introduzione alla storia di Berlino. Fra le altre cose in questo percorso visitiamo il luogo dove si trovava la cancelleria e il bunker di Hitler, il luogo dove avevano sede Gestapo e SS così come il Memoriale agli Ebrei assassinati in Europa.

Tour Berlino nazista e il quartiere ebraico: il tour più completo sul nazismo e Berlino. Potrai conoscere luoghi di grande carica emotiva come la seda centrale dell’operazione T4 o il Memoriale alle donne di Rosenstrasse. Andremo sulle tracce del periodo nazista fra le strade di Berlino per approfondire le origini del potere di Adolf Hitler e la sua evoluzione oltre al rapporto con i tedeschi di origine ebraica.

Visita guidata al campo di concentramento di Berlino: visitiamo il Memoriale del Campo di concentramento di Sachsenhausen, quello che fu il “campo modello delle SS” nella capitale del Terzo Reich. Un’esperienza commovente che ti permetterà di approfondire cosa fu il nazismo proprio dove si espresse nel modo più tremendo e spietato.

Ciao, io sono Federica, sono una Storica specializzata sulla storia della Shoah e sul periodo del Terzo Reich. Spero che questo articolo sia stato di tuo gradimento e che ti serva come base prima di recarti al Museo Ebraico.

Oltre ad essere una guida in questo museo lavoro anche come divulgatrice e guida turistica in città. Ti aspetto quindi al punto di ritrovo delle nostre VISITE GUIDATE DI BERLINO, e chissà, magari ci conosceremo personalmente proprio durante un tour. A presto!

Per scoprire ulteriori dettagli sull’autrice di questo articolo, ti invitiamo a visitare il suo profilo con un semplice clic: Federica Ligarò.

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