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Vista panoramica della Potsdamer Platz a Berlino.

Potsdamer Platz – un crocevia della storia di Berlino.

Quando si vede Potsdamer Platz per la prima volta si finisce per rimanere un minuto buono con il naso all’insù per cercare di cogliere tutti gli aspetti dei grattacieli che circondano la piazza.

Di primo acchito, questo posto ci confonde e non riusciamo a cogliere a pieno il suo passato lungo oltre tre secoli. Per comprenderla meglio bisognerebbe paragonarla ad un fiore di campo: esso dapprima sboccia, poi, però, viene reciso e appassisce, ma ecco, che la primavera dopo rinasce forte e bellissimo.

Proprio questa caratteristica rende Potsdamer Platz un luogo “molto berlinese” e come tale merita di essere visitato, scoperto e, soprattutto, capito.

Potsdamer Platz nasce, ed è tuttora una caratteristica che la contraddistingue, come crocevia particolare, grazie alla sua forma a stella e alle sue cinque direzioni che ne conseguono.

Questo la rende al contempo affascinante, dedita al dinamismo, inusuale, unica e con mille sfaccettature ad ogni angolo.

Per questo motivo, il punto di ritrovo del nostro Free Tour di Berlino, il tour a offerta libera che ti porterà alla scoperta di questa incredibile città, non poteva che essere proprio al numero 10 di questa piazza!

Potsdamer Platz: molto di più una piazza a Berlino

Un disegno dell'architetto Paolo Brasioli che ritrae un vista della Potsdamer Platz.

La Potsdamer Platz è molto più di una delle piazze più conosciute di Berlino. Infatti, si tratta di un luogo epocale, un simbolo della storia, non solo di questa città, bensì di tutta la Germania e dell’Europa.

Già nel lontano 1685 rappresentò un crocevia di unioni e connessioni delle popolazioni nordeuropee, per poi divenire, dal 1735 al 1860, un limite invalicabile dopo la costruzione del muro daziale di Berlino, lo Zollmauer, il quale aveva lo scopo di separare le economie della capitale da quelle del resto della Germania.

I fasti della Belle Époque e della rivoluzione industriale riportarono in vigore la piazza trasformandola in una delle più moderne del mondo. Questa rinascita, però, terminò con la Seconda Guerra Mondiale quando, a seguito dei pesantissimi bombardamenti e della feroce guerriglia urbana, fu distrutta quasi completamente.

Successivamente, le vaste demolizioni la resero un luogo ai margini della città pervaso da un senso di totale assenza, per poi diventare teatro della Guerra Fredda: tagliata esattamente in due, dal 1961 al 1989, dal tristemente famoso Muro di Berlino.

Ma, esattamente come il nostro fiore, dopo la caduta del Muro, ebbe una nuova ricostruzione: grazie al suo “Vuoto”, venne vista dagli architetti come la perfetta opportunità di rinascita.

Vediamo, quindi, nel dettaglio la storia e l’architettura di un luogo così complesso e protagonista delle principali fasi della storia d’Europa.

La Potsdamer Platz di fine ‘800: fra Belle Époque e modernità

Vista di uno dei pochi edifici scampati alle bombe alla Potsdamer Platz a Berlino.

Tra la metà dell’800 e i primi del ‘900 la Potsdamer Platz fu luogo di primizie innovative, di escalation di nuovi stili di vita, di tendenze e di mirabili primati tecnologici a livello mondiale.

Nel campo dei trasporti urbani, si ricorda la costruzione della prima ferrovia Prussiana, la Berlino-Potsdam del 1839, oltre alla prima linea della metropolitana di Berlino (U-Bahn). Inoltre, a pochi passi da qui, venne eretta la Anhalter Bahnhof, ovvero, la stazione ferroviaria più grande al mondo di fine ‘800 che collegava la capitale ai lontani luoghi del mediterraneo, come la Riviera, Roma, Napoli e Atene.

Inoltre, nel 1847, in un’umile palazzina di Potsdamer Platz, nacque la Siemens, la quale poserà le prime linee elettriche urbane.

Per riuscire a gestire il dinamicissimo e crescente traffico urbano, fu installato, nel 1924, il primo semaforo tedesco, comandato manualmente con i tre colori (verde, giallo e rosso) disposti orizzontalmente. Una copia di questo è visibile oggi al centro della piazza!

A cornice della pulsante vita cittadina degli anni ‘20 e ‘30 del ‘900, si affacciavano qui locali, bar e raffinate enoteche, come lo Joshy Bar, il Kempinski, e la Huth Wein Haus.

Inoltre, vi erano cinema multisala, teatri, casinò, negozi alla moda e tanti hotel di lusso, con foyer, sale e giardini, tra i quali il leggendario Hotel Esplanade frequentato da personaggi di massimo rilievo, come l’ultimo Kaiser Guglielmo e artisti emergenti come Charlie Chaplin e Greta Garbo.

Dunque, la Potsdamer Platz divenne un simbolo del Secondo Impero Tedesco, di grande grande ricchezza e mondanità, almeno fino alla crisi scaturita con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

La Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda: assenze e divisione

Alcuni segmenti originali del Muro di Berlino.

Nel 1945, dopo il brulichio di vita e luci dei primi del ‘900, Potsdamer Platz divenne un logo di assenze, macerie e distruzione totale.

La causa furono i pesantissimi bombardamenti alleati e la feroce guerriglia urbana tra gli ultimi soldati adolescenti mandati al macello da Hitler e i soldati dell’Armata Rossa.

Quasi tutti gli edifici qui furono colpiti, incendiati e martoriati.

Alla fine della guerra, grazie alle Trümmerfrauen, le donne delle macerie, molte rovine furono rimosse, anche a mano, con l’idea di ricostruire i vecchi edifici. La Guerra Fredda era, però, già cominciata e ciò che ne conseguì furono altre demolizioni per lasciar posto alla costruzione del Muro di Berlino nell’agosto del 1961.

La Potsdamer Platz divenne un luogo ai margini del mondo, pervaso da un senso di totale assenza d’identità e sgomenta divisione. Il Muro, con la Striscia della morte e i relativi sistemi di barricate di dissuasione, torrette di avvistamento e lampioni sempre accesi, occupava gran parte dell’area contribuendo al sentimento di non appartenenza.

Proprio qui a Potsdamer Platz, si scontrarono e controllarono a vicenda i due mondi social-economici che si attestarono a livello globale dopo il conflitto: il capitalismo ed il comunismo.

Questo scenario desolato si poté osservare anche dalle poche rovine rimaste nella piazza tagliata dal Muro, ad esempio, quelli della Haus Huth o dell’Hotel Esplanade con la sua Kaisersaal.

Nel 1977 presso gli Hansa Studios, in una Potsdamer Platz divisa e rasa al suolo, il cantautore David Bowie registrò l’epica Heroes, che voleva essere “il grido disperato dell’ultimo romantico su un pianeta ormai distrutto”.

Il lato ovest di Potsdamer Platz: la ricostruzione degli anni ’60

Un segmento del muro nei pressi di Potsdamer Platz.

Mentre nel settore orientale della Potsdamer Platz, appartenente alla Berlino Est, vennero ulteriormente rimossi i resti degli edifici storici con il fine di cancellare la memoria del recente passato, lasciar spazio alla costruzione del Muro e alla relativa Fascia della morte; la zona occidentale di Berlino Ovest, nella Repubblica Federale Tedesca, divenne un simbolo di ricostruzione già dagli anni ’60. Si può, quindi, affermare che le differenze fra est e ovest erano notevoli e impattanti.

Infatti, ad est, lo spiazzo della vecchia piazza e della limitrofa Leipziger Platz divenne una landa fangosa vuota e sorvegliata dalle guardie di frontiera, mentre, ad ovest, poco più in là, si costruirono architetture moderne e innovative. C’era bisogno di ridare vitalità a Berlino Ovest e dotarlo di quei luoghi andati distrutti o rimasti “dall’altra parte del Muro” come il complesso museale dell’Isola dei Musei o l’antica filarmonica (Konzerthaus).

A Berlino Ovest la voglia e necessità di rinascita culturale e architettonica, insieme alla volontà di distinguersi dal lato comunista, era palese e concreta.

Fra gli edifici principali costruiti in questo periodo sul lato ovest di Potsdamer Platz troviamo il complesso del Kultur Forum dove si trovano alcuni dei musei più famosi di Berlino. Qua spiccano, infatti, la Gemäldegalerie, la bellissima galleria delle opere pittoriche rinascimentali e la Neue National Galerie, un’icona dell’architettura moderna, costruita in acciaio nero e vetro, su progetto del maestro Mies van der Rohe. Poco distante, vennero realizzati i suggestivi complessi della Staatsbibliothek, dalle dorate forme scultoree, e della Berliner Philarmonie dell‘architetto Hans Scharoun.

La ricostruzione dopo la caduta del Muro: la città riunificata

Un disegno dell'architetto Paolo Brasioli che ritrae una vista da sud della Potsdamer Platz.

Per la ricostruzione del lato est della Potsdamer Platz si dovette aspettare invece la caduta del Muro nel 1989 e la riunificazione della Germania nel 1990. Bisogna anche ricordare che Berlino è tornata ad essere la “nuova” capitale tedesca, scalzando Bonn, solo il 20 giugno del 1991, dopo un voto parlamentare che ha eletto Berlino con solo 18 voti di scarto!

La volontà di unire proprio da Potsdamer Platz, le due Berlino, le due Germanie, fu più un atto sociale e politico che urbanistico. Dopo gli anni di silenziosa e incombente pausa divenne necessario pensare ad una nuova forma di questo luogo-simbolo.

Non è un caso che proprio a Potsdamer Platz l’ex Pink Floyd, Roger Waters allestì The Wall, lo scenografico concerto del 21 luglio del 1990 con oltre mezzo milione di spettatori. L’immenso vuoto urbano lasciato dagli sconvolgimenti della storia divenne una preziosa occasione per ripartire da zero.

Non passò molto tempo prima che la nuova architettura e la nuova vitalità innescata da questo sviluppo “mixed-use” conferissero all’intera area una nuova energia interiore e questo nuovo centro fu definito da caratteristiche ambientali tipiche della scena urbana berlinese. 

Rimanendo all’interno delle linee guida imposte dai regolamenti di pianificazione urbana all’epoca, e ricalcando i tracciati precedenti, il piano generale elaborato dall’architetto italiano Renzo Piano riuscì a rispettare la tradizione berlinese dei blocchi urbani degli edifici ben definiti.

Egli propose un design, urbanisticamente parlando, chiaro, compatto e allo stesso tempo trasparente e permeabile alla vita grazie alle facciate continue e lineari e ritmicamente composte con minuti elementi orizzontali in terracotta ed in vetrate a tutta estensione.

I piani terra degli edifici, che devono rappresentare la vita cittadina, sono caratterizzati da una sorta di ampio ed accogliente porticato sotto il quale è piacevole passeggiare.

Da cratere ad icona urbanistica: Renzo Piano e gli altri maestri dell’architettura contemporanea

L'entrata al Sony Center a Berlino.

Il progetto ha consentito la creazione di 350.000 mq di spazi interni su un sito urbano di 68.000 mq. Nel complesso sono stati previsti edifici per una vasta gamma di diversi tipi di utilizzi: uffici, appartamenti, ma anche cinema, casinò, teatri, bar, gelaterie e ristoranti e molti negozi di vendita al dettaglio.

Il fulcro principale del complesso è stata la nuova Marlene Dietrich Platz, ovvero l‘area commerciale, il cuore pulsante della piazza, che si sviluppò attraverso la lunga galleria Arkaden, ora denominata Playce.

Le strade, i larghi marciapiedi, gli alberi, le aiuole e il considerevole laghetto „Piano See”, realizzato proprio sopra il tunnel stradale, hanno contribuito a definire la nuova concezione di questa piazza e la sua rinascita.

Ne è scaturito un progetto, seppur grande nelle dimensioni, in armonia con la misura umana.

Una volta elaborato il piano generale, sostenuto economicamente dalla società Daimler Benz, l’architetto Renzo Piano ha progettato otto edifici e grattacieli, per i restanti dieci, invece, ha chiamato altri architetti che avevano presentato progetti per il concorso.

Tra gli edifici che campeggiano al centro della piazza troviamo la Kollhoffs Tower dell’architetto Hans Kollhoff, caratterizzata dall’uso del mattone scuro di ispirazione art déco americana. Di fianco, si sviluppa la vetrata e curvilinea DB Tower dell’architetto Helmut Jahn che fa capo al complesso di sette edifici del Sony Center. Esso ripropone un brano di città da vivere tra bar, ristoranti, cinema, musei ed uffici, sotto la mirabile copertura conica che, in onore della società finanziatrice giapponese, ricorda il sacro vulcano Fuji!

Particolare è stata la progettazione architettonica dei due edifici da affiancare alla, fortunatamente superstite, palazzina Haus Huth del 1910. Caratterizzato da sensibilità e correttezza, il progetto dei due architetti italiani, Renzo Piano e Richard Rogers, si allinea traendo anche gli spunti compositivi e gli elementi stilistici che i due architetti italiani hanno rivisitato nei nuovi edifici da loro costruiti.

Anche se Renzo Piano è l’architetto stella di Potsdamer Platz, esistono una serie di edifici altrettanto importanti costruiti da altri architetti di fama mondiale come il grande albergo progettato dall’architetto portoghese Rafael Moneo.

Di fronte al verde rettilineo parco, che si sviluppa sull’ex areale dei binari della stazione ferroviaria, l’architetto italiano Giorgio Grassi ha progettato un complesso di edifici partendo da Potsdamer Platz 10, dove si trova punto di ritrovo di GUIDEinTOUR.

L’immenso cantiere di Potsdamer Platz è stato anche un’opportunità di sperimentare estremi metodi di costruzione. Infatti, un ambizioso concetto di ingegneria ha permesso di costruire le basi e le fondamenta dell’intero complesso sott’acqua, presente abbondantemente nell’area, come del resto nella gran parte del sottosuolo berlinese.

Sotto il piano stradale, infatti, il progetto ha previsto e realizzato in quasi la totalità dell’area, tunnel stradali, ferroviari e pedonali, aree commerciali e di servizio e ben tre livelli di comodissimi parcheggi.

Nel progetto delle facciate la tradizionale terracotta è stata ampiamente utilizzata per varie soluzioni architettoniche, e questa ha conferito un‘immagine amichevole e molto umana.

Grazie a questo immenso progetto, ci viene offerto oggi un brano di città da vivere nelle molteplici mutevoli caratteristiche ambientali e funzionali, offerte anche dalle varie stagioni, rimanendo sensibile alla natura!

In conclusione

Una guida turistica spiegando Potsdamer Platz ad un gruppo di visitatori.

Potsdamer Platz, come si è detto, è stato un fiore che ha dato frutto. Le varie memorie di quello che fu un tempo sono sparse intorno agli edifici moderni e sono ancora presenti, basta solo riconoscerle. Sono proprio quegli elementi quasi impercettibili ad un occhio frettoloso che permettono di capire la complessità evolutiva di questa città e sono quei particolari nascosti che risaltiamo sempre nei nostri tour guidati di Berlino.

Invitiamo tutti, quindi, a camminare seguendo il tracciato a terra a memoria del Muro, ciò che fu definita come la cicatrice sul volto dell‘Europa e guardare al contempo al cielo ritagliato nello skyline dei profili delle mirabili architetture, di cui molte a firma italiana!

È questa, infatti, una delle esperienze che giustificano, introducono e completano la visita di Berlino e ci donano una visione privilegiata dei recenti secoli di storia mondiale.

Io sono Paolo Brasioli, architetto, co-titolare con Elena dello studio quattro|architectura, e guida turistica per passione.

Vivo a Berlino già da tempo e amo raccontare questa città così affascinante e ritrarla nei miei disegni come quelli presenti in questo articolo.

Spero che ciò che ho scritto ti sarà utile per comprendere meglio un luogo non scontato come la Potsdamer Platz. Anche per questo il punto di ritrovo di tutte le nostre visite guidate di Berlino si trova al numero 10 della piazza.

Chissà, magari ci conosceremo personalmente proprio qua!

Per scoprire ulteriori dettagli sull’autore di questo articolo, ti invitiamo a visitare il suo profilo con un semplice clic: Paolo Brasioli.

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