Ci troviamo a Pariser Platz, la Piazza Parigi, ed è come trovarsi in un grande salotto sotto il cielo di Berlino. Si tratta di una delle piazze più iconiche della capitale tedesca, incastonata fra la Porta di Brandeburgo e il bellissimo viale Unter den Linden.
E allora come degli invitati, sentendoci completamente a nostro agio, accomodiamoci in questo “salotto” e visitiamo questo luogo emozionante e ricco di architetture. Non è un caso che proprio alla Pariser Platz termina anche il percorso del nostro Free Tour di Berlino, il tour a offerta libera per scoprire la storia, la cultura e i particolari nascosti di questa incredibile città.
Allora facciamoci subito un giro di danza, standocene al centro, e guardando quanto ci appare tutto intorno: dai grandi volumi ai minuti dettagli scultoreo-architettonici, scoprendo i monumenti e gli edifici più simbolici che si affacciano su questa grande piazza rettangolare.
Pariser Platz: un simbolo e varietà storica e architettonica
Questa piazza, come tantissime parti di Berlino, dopo i vivaci sviluppi sette-ottocenteschi e quelli esaltanti della Belle Époque, subì pesantemente i bombardamenti e la guerriglia urbana alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Alla fine del secondo conflitto mondiale della Pariser Platz rimase solo un cumulo informe di palazzi dilaniati e coni di polvere. Macerie che furono demolite e successivamente trasformate in una pianeggiante distesa rettangolare.
Solo la Porta di Brandeburgo si salvò dalla furia bellica, né uscì ovviamente ferita, annerita dalle fiamme e punteggiata dai colpi dei proiettili, ma comunque in piedi.
L’asse centrale, che taglia quasi simmetricamente la piazza da est a ovest, diventerà anche un’asse sociale e politico: triste palcoscenico della divisione di Berlino durante la Guerra Fredda.
La Pariser Platz rimase nella sua totalità a Berlino Est e dal 1961 al 1989 venne lambita esternamente dal Muro di Berlino, che la inglobava, sconvolgendone e negandole di fatto la funzione propria di passaggio.
I principali edifici e monumenti affacciati sulla Pariser Platz
Cominciamo allora il nostro tour alla scoperta degli edifici e dai monumenti che circondano questa piazza simbolo della città, andremo ad analizzare:
- Porta di Brandeburgo
- Casa Max Liebermann
- Dresdner Bank
- Ambasciata francese
- Hotel Adlon
- Akademie der Künste
- DZ Bank
- Ambasciata Stati Uniti d’America
Ovviamente, non posso che cominciare dalla Porta di Brandeburgo, quale elemento nobile ed evocativo, al contempo estremamente permeabile ed elegantemente possente.
1) Porta di Brandeburgo (1791) – progettista Carl Gotthard Langhans
La Porta di Brandeburgo è uno dei monumenti di Berlino più famosi. Non si tratta solo di mera architettura, sarebbe riduttivo visto il suo ruolo di monumento scultoreo. Questa porta è la più famosa della città, conosciuta in tutto il mondo, e formalmente, dal 1871, simbolo dell’intera Germania.
La porta, che deve il nome alla città di Brandeburgo, verso cui si dirige la strada che l’attraversa, è l’unica sopravvissuta tra le 15 porte originarie della città di Berlino che si aprivano nella cinta muraria daziaria, lo Zollmauer, dal 1735 al 1860.
Quando Carl Gotthard Langhans la progettò come nuova porta per Pariser Platz, la piazza era circondata da palazzi tardo barocchi, generalmente a due piani con coperture mansardate. Questa creava un netto contrasto con la piazza ed era un qualcosa di estremamente significativo ed innovativo, a livello europeo.
Infatti, Langhans collocò per la prima volta le forme potenti e metafisiche dell’antica Grecia all’interno di una città barocca. L’ispirazione venne sicuramente dai Propilei sull’Acropoli di Atene, anche se Langhans riuscì a realizzare una creazione completamente nuova: 12 possenti colonne doriche scandiscono il ritmo delle 5 aperture centrali coronate dalla trabeazione.
Sulla porta oggi troneggia la Quadriga condotta dalla dea Nike. L’iniziale nome della porta era “Porta della Pace” in onore proprio dalla Dea Eirene, la Dea della Pace, che appunto conduceva il carro. Una storia particolare, e anche curiosa, narra che la scelta di modificare la dea non fu casuale.
Infatti, nel 1806 Napoleone, alla conquista di Berlino, rubò la vecchia quadriga e la portò a Parigi ed Eirene con il carro e i cavalli rimasero smontati e chiusi in casse fino a quando nel 1814, a seguito della sconfitta di Napoleone e l’occupazione prussiana di Parigi da parte del generale Ernst von Pfuel, fu riportata a casa e riposizionata in alto, dove si trovava!
Ma, appunto, vennero apportate raffinate modifiche: la Dea divenne Victoria, impugnante uno scettro con le effige della croce di ferro incastonata in una corona di alloro, con in sommità l’Aquila simbolo della potenza reale prussiana.
Lo sguardo della Dea Victoria si dirige da quel momento, forse anche beffardo, proprio verso la sede rappresentativa della sconfitta Francia, ovvero la sua ambasciata! L’attuale quadriga è una replica completa in fusione dell’originale, che purtroppo non esiste più a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Il colore originario della porta è incerto, e l’ultimo intervento di ristrutturazione avvenuto da 2000 al 2002 non ha previsto alcuna tinteggiatura superficiale esaltando il colore giallo dorato della pietra, che brilla, elegantissimo, sotto il sole!
2) MUSEO CASA Max Liebermann (2000)
Iniziando il giro in senso orario, troviamo, di fianco alla porta, un palazzetto che appare leggiadro nei ritmi delle finestre, nella composizione e nei colori degli elementi.
In questa casa, ricostruita nel 2000, viveva il famoso pittore Max Liebermann (1847-1935). Considerato uno dei principali rappresentanti dell’Impressionismo tedesco e uno dei fondatori della “Berlin Secession“.
Qua ha oggi sede la Fondazione della Porta di Brandeburgo, una fondazione culturale che ha come propria missione quella di sottolineare e rafforzare l’importanza della cultura per la nostra società civile. Si dedica all’educazione estetica, organizza mostre e avvia dibattiti culturali, nonché conferenze e progetti.
3) SEDE DELLA DRESDNER BANK (1998) – progettisti Meinhard von Gerkan e Volkwin Marg, studio GPM Architekten
La “costituzione progettuale” che dovette necessariamente disciplinare le facciate di Pariser Platz, è il risultato di una tra le discussioni più accese e sentite relative alla ricostruzione della città.
La Dresdner Bank si affaccia sulla piazza con una forma rigidamente geometrica e regolare. È tutta di pietra, con una percentuale di apertura delle finestre del 49 percento rispetto alle superfici delle pareti, conformemente alla regolamentazione.
La facciata in pietra arenaria e il basamento in granito sono un chiaro richiamo estetico e filologico ai manufatti classici precedenti. Tuttavia, questa facciata riesce ad uscire da questa rigida trama grazie agli elementi di protezione solare sopra le finestre. Ma, l’edificio della banca vera e propria si apre sorprendentemente appena dietro la facciata sulla piazza. Infatti, qui si trova la grandissima ed inaspettata sala circolare in acciaio e vetro, coperta con una struttura leggera che ricorda un anfiteatro ed una trasparente copertura.
Il grande architetto Meinhard von Gerkan risolse il conflitto stilistico derivante dalla forma rettangolare dell’appezzamento di terreno con quella dell’aula circolare collocando le scale all’interno degli angoli. In questo modo, le restrizioni architettoniche all’esterno dell’edificio si contrappongono stilisticamente alla ricercatezza delle composizioni circolari e dei dettagli accurati all’interno dell’edificio.
4) SEDE DELL’AMBASCIATA DI FRANCIA (2003) – progettista Christian de Portzamparc
Reinterpretando le grandi finestre del piano nobile del precedente edificio neo-barocco, l’architetto Christian de Portzamparc è riuscito ad andare ben oltre la rigida politica delle classiche facciate simmetriche. La scansione e le alternanze delle finestre, verticali e orizzontali, movimentano infatti la composizione.
Il possente basamento in pietra beige contribuisce a far apparire ancora più permeabile e prezioso l’ingresso vetrato ritagliato sotto la pensilina. Dietro la facciata chiusa che si affaccia su Pariser Platz, il lotto che è a forma di “L”, contiene ben sette singoli edifici, organizzati tra giardini sopraelevati, che costituiscono di per sé un grazioso piccolo ideale quartiere cittadino circoscritto.
Al quarto piano si accede addirittura ad una passeggiata di betulle. L’interno dell’ambasciata è stato progettato da Elizabeth de Portzamparc, moglie dell’architetto e uno dei designer di interni più noti di Francia, incorporando molte opere d’arte e mobili storici.
5) HOTEL ADLON (1997) – progettista Studio Patzschke, Klotz & Partner
Il nuovo Hotel Adlon ha cercato di stabilire un poetico legame, attraverso l’originaria posizione, con la tradizione dell’omonimo grand hotel che fu una delle migliori e lussuose strutture del mondo nel suo periodo di massimo splendore.
L’investitore ed il progettista decisero consapevolmente di adottare una forma architettonica che si basava sulla costruzione storica dell’hotel senza copiarla pedissequamente.
Il nuovo Adlon è ora lungo ben il doppio del suo predecessore grazie all’acquisto del terreno confinante sul viale Unter den Linden. L’edificio, con la sua facciata in intonaco chiaro ed elementi in pietra arenaria, ha una estensione unitaria, legata dal coronamento con i suoi abbaini, comprendente balaustre e cornici accanto ai nuovi edifici, razionali e minimali, del quartiere.
La grandiosità prevista degli interni risente del fatto che l’altezza dei piani è stata ridotta a seguito dell’aggiunta di un piano ulteriore. La lobby bar centrale, sulla quale si affacciano i corridoi, è molto elegante.
L’hotel è stato recentemente ampliato più volte, nel 2003 è stato aggiunto l’Adlon Palais, mentre nel 2004 sono state aggiunte ulteriori 69 camere e suite, oltre a una terza suite presidenziale nel 2006.
6) AKADEMIE DER KÜNSTE (2005) – progettisti Günter Behnisch e Werner Durth
Ci troviamo di fronte alla più grande Accademia di Belle Arti della Germania, che, dopo essere stata spostata nella solitudine del Tiergarten, ha desiderato ardentemente di tornare alla sua storica sede in Pariser Platz.
Certo, gli unici resti di questa sede, incomparabilmente più attraente per il pubblico, erano la sala espositiva di Ernst von Ihne, in cui Albert Speer presentò il progetto dell’ideale nuova Berlino, chiamata Germania.
Nel 1993, dopo che questo luogo era tornato disponibile, i rappresentanti culturali della nazione scelsero lo storico e geniale maestro dell’architettura della Germania occidentale Günter Behnisch come progettista.
Il suo lavoro dal carattere completamente trasparente mette perfettamente in mostra il luogo interno degli artisti e le sue opere e testimonianze aprendo a tutti la migliore vista sulla Porta di Brandeburgo e, più in là, verso la cupola del Reichstag, il parlamento tedesco.
La ricostruzione della Akademie der Künste diede il via anche alla cosiddetta controversia sulla nuova architettura berlinese, un dualismo che continua anche oggi fra chi preferisce la costruzione in pietra o in vetro. Una sintesi che l’architetto italiano Franco Stella ha sintetizzato in maniera nobile nella ricostruzione dell’Humboldt Forum, l’antico palazzo della città, sull’Isola dei Musei di Berlino.
7) SEDE DELLA DZ BANK (1998) – progettista Frank O. Gehry
L’architetto californiano Frank O. Gehry, famoso per i suoi edifici dalle forme davvero spettacolari e scultoree, ha qui realizzato la sede per uffici per la DZ Bank, in uno dei luoghi più importanti e significativi della città.
L’edificio rispetta in modo molto disciplinato i severi e rigidi regolamenti edilizi, in termini di altezza standard, regolarità geometrica della griglia e della scansione delle aperture, che sono in vigore intorno alla Porta di Brandeburgo.
In realtà, questo avviene solo a prima vista e all’esterno. Infatti, l’artisticità ed l’unicità appare già nelle superfici vetrate, in alcuni casi inclinate, che si incastonano tra le griglia rettangolare delle finestre più profonde e che conferiscono sicuramente all’edificio il carattere provocatorio e geniale.
L’architetto, inoltre, riesce ad alleggerire quasi poeticamente questa trama rigida all’interno, dove, circondato dagli uffici distribuiti ordinatamente intorno su quattro piani, si estende un ampio atrio, che dà l’impressione di essere un in un onirico mondo sommerso.
Sopra vi è l’auditorium interno, incastonato e con forme organiche e voluttuose. Consiglio sicuramente di dare uno sguardo all’interno affacciandosi dal portone principale.
8) SEDE DELL’AMBASCIATA USA (2008) – progettisti Studio Moore Rublo Yudell architects & planners
Come la Francia e la Gran Bretagna, anche gli Stati Uniti d’America, nel momento della ricostruzione post riunione, vollero tornare con un nuovo edificio nella sede storica della loro ambasciata a Berlino.
L’inizio della costruzione è stato ritardato molte volte perché non c’era accordo su molti aspetti, tra cui quelli legati a criteri di sicurezza. Ad esempio, gli Stati Uniti insistettero sul posizionamento di barriere e questo innescò dibattiti urbanistici circa le regolamentazioni e la natura estetica di questo edificio-fortezza. Infine, è stato finalmente trovato un compromesso: le facciate all’angolo sud-ovest dell’ambasciata sono state spostate dietro il confine di proprietà.
Lo studio di architettura californiano Moore Ruble Yudell ha rielaborato il loro design classico del concetto originario, l’obiettivo era dargli una forma più moderna anche nei dettagli. Si considerino, ad esempio, la ripresa nel basamento delle striature verticali delle colonne doriche della Porta di Brandeburgo, riproposte, modernamente, in orizzontale.
La facciata rivolta verso Pariser Platz presenta una feritoia stretta ed alta che segna l’ingresso e si estende fino alla sommità dell’edificio creando così un intimo atrio espressivo; un ambiente circolare a cielo aperto, che sembra quasi scavato nella massa muraria.
In conclusione
In conclusione, abbiamo capito che la Pariser Platz costituisce a tutti gli effetti una “piazza-salotto“, dove gli edifici che la compongono la realizzano “volumetricamente”, attraverso la loro duale composizione esterno-interno.
Tutto ciò conferma ancora una volta che a Berlino l’importante non è tanto quello che si vede o ciò che sembra quanto quello che c’è dietro alle storie e alle apparenze.
Questo vuole anche essere un invito a visitare le attrazioni di Berlino, con apertura mentale e benevola curiosità. Solo così si potrà capirla, apprezzarla ed amarla!
Io sono Paolo Brasioli, architetto, co-titolare con Elena dello studio quattro|architectura, e guida turistica per passione.
Vivo a Berlino già da tempo e amo raccontare questa città così affascinante e ritrarla nei miei disegni come quelli presenti in questo articolo.
Spero che ciò che ho scritto ti sarà utile per comprendere meglio un luogo non scontato come la Pariser Platz. Ti aspetto al punto di ritrovo di tutte le nostre visite guidate di Berlino e, chissà, magari ci conosceremo personalmente!
Per scoprire ulteriori dettagli sull’autore di questo articolo, ti invitiamo a visitare il suo profilo con un semplice clic: Paolo Brasioli.