Nel cuore del quartiere di Lichtenberg, a Est di Berlino, si trova il Memoriale di Berlino-Hohenschönhausen, l’antica prigione della Stasi.
Dietro i muri silenziosi della prigione della Stasi di Hohenschönhausen si celano storie di paura, resistenza e repressione. Questa prigione, situata nel cuore di Berlino Est, è stata per decenni uno dei principali strumenti di controllo e oppressione della Stasi, la temuta polizia segreta della Repubblica Democratica Tedesca, in tedesco Deutsche Demokratische Republik (DDR).
Oggi, camminare nei suoi corridoi significa immergersi in un capitolo oscuro della storia europea, dove migliaia di oppositori politici hanno subito interrogatori, torture e isolamento. Ma significa anche ascoltare le testimonianze di chi ha trovato il coraggio di resistere e di raccontare la propria esperienza, trasformando questo luogo in un potente simbolo di memoria e riflessione.
Le origini dell’edificio: dal periodo nazista al campo speciale stalinista
L’edificio che oggi rappresenta il Memoriale della prigione di Hohenschönhausen nacque inizialmente negli anni ‘30 come grande cucina dell’organizzazione Benessere Popolare Nazionalsocialista (Nationalsozialistische Volkswohlfahrt – NSV) e servì anche per sfamare la moltitudine di cittadini berlinesi che durante la Seconda Guerra Mondiale erano rimasti sfollati a causa dei bombardamenti alleati.
Dopo la fine della guerra, questa vasta area, risparmiata dalle bombe, venne presa dai sovietici che la recintarono facendola diventare una zona segreta militarizzata. Oltre 100.000 metri quadrati sparirono a quel punto da tutte le carte catastali: degli edifici in quel luogo non restava alcuna traccia ufficiale; al posto loro, semplice terreno incolto. Qui infatti la forza d’occupazione comunista pose la sede dell’amministrazione dei lager speciali in Germania Est, una delle più importanti centrali di comando della polizia segreta sovietica.
In quell’ambiente che ospitava dunque le antiche cucine venne presto inaugurato il Lager Speciale n. 3, dove tra l’estate del ‘45 e l’autunno del ‘46 vennero stipate oltre 16.000 persone in attesa di essere trasferite altrove, costrette a dormire su tavolacci di legno disposti su tre piani e a soffrire fame e freddo in condizioni igieniche pessime.
In quel lasso di tempo, quasi 900 prigionieri morirono nel Lager n.3 di Hohenschönhausen e vennero sepolti in fosse comuni nei terreni vicini. A partire dall’ottobre del ’46 i sovietici decisero di dismettere il Lager Speciale n.3 e di spostare i detenuti nel campo di concentramento di Sachsenhausen, “riciclando” così quello che era stato fino a poco prima il “principale campo di concentramento delle SS nella capitale del Terzo Reich”.
Hoheschönhausen divenne uno dei dieci lager sovietici che si trovavano nella Germania Est e dove fino al 1950 vennero rinchiusi, in condizioni di vita disumane, complessivamente oltre 189.000 persone tra ex funzionari nazisti, membri della Gestapo o personaggi considerati una minaccia per la forza di occupazione sovietica nella Germania Est. Di questi, circa un terzo perse la vita durante la prigionia.
1945-1948: da lager sovietico a prigione
In seguito, nell’inverno tra il ’46 e il ’47, i prigionieri in mano alla forza di occupazione sovietica furono costretti a costruire nelle cantine di quella iniziale grande cucina, che poi ha ospitato il lager speciale successivamente dismesso, 68 celle carcerarie, claustrofobiche e senza finestre.
Hohenschönhausen venne allora utilizzato dai Sovietici non più come lager ma come carcere giudiziario sovietico per la Berlino Est, dove i sospettati politici venivano regolarmente sottoposti a torture fisiche e psicologiche, come la privazione del sonno o la reclusione in celle semiallagate.
Le celle ancora oggi visitabili, dove venivano rinchiusi gli oppositori politici in attesa di interrogatorio e di conseguente giudizio, avevano come unico arredamento dei tavolacci di legno come letti e un secchio per gli escrementi. Gli interrogatori avvenivano durante la notte in delle sale poste accanto a queste celle. E dato che non c’erano finestre in tutto l’ambiente sotterraneo questa prigione venne ribattezzata l’U-Boot, il sottomarino.
Non si sa di preciso quanti e quali cittadini tedeschi siano passati da quelle celle, dal momento che i servizi segreti russi tengono ancora oggi segregati gli atti di quegli interrogatori. Si ritiene che ad essere imprigionati lì per essere interrogati a partire dal ‘47 fossero prevalentemente esponenti di partiti politici non allineati con la potenza di occupazione comunista, comunisti ritenuti indegni in virtù di loro comportamenti non conformi alle linee guida del partito e in generale oppositori alla dittatura sovietica o personaggi ritenuti pericolosi per la stessa. Tra questi si ricorda l’allora quattordicenne Erika Riemann, imprigionata e poi condannata a 10 anni di lavori forzati per avere ritoccato con un rossetto i baffi di un ritratto di Stalin.
Nell’immediato dopoguerra, la forza di occupazione sovietica nella Germania Est istituì un proprio tribunale militare, applicando leggi ad hoc. Gli oppositori politici furono processati in modo arbitrario e sommario, senza il diritto a una difesa legale né possibilità di appello contro la sentenza. I verbali degli interrogatori, che gli imputati erano costretti a firmare, venivano redatti in russo, impedendo così ai prigionieri che non conoscevano il cirillico di verificare o contestare il contenuto delle loro testimonianze.
I più ebbero come condanna venticinque anni di lavori forzati nei gulag dell’Unione Sovietica, dove venivano trasportati con vagoni postali. Ma vi furono anche oltre tre mila condanne a morte arbitrarie. Solo nel 1955 l’allora cancelliere della Repubblica Federale tedesca Konrad Adenauer chiese il rimpatrio degli ultimi 20.000 cittadini tedeschi ancora in mano all’Unione Sovietica. Si stima che complessivamente oltre un terzo dei prigionieri tedeschi spedito nel dopoguerra nei gulag sovietici sia morto a causa delle disumane condizioni climatiche e di lavoro.
1949-50: Nascita della Repubblica Democratica Tedesca e della Stasi
Con la nascita della DDR nel 1949 e con la spinta di Walter Ulbricht nel 1950 per la realizzazione del progetto Socialista, venne istituito il Ministero per la Sicurezza di Stato della Repubblica Democratica Tedesca (Ministerium für Staatssicherheit), noto come Stasi.
Questa organizzazione era incaricata di sorvegliare, controllare e reprimere ogni forma di dissenso interno, oltre a svolgere attività di spionaggio internazionale. Si concepivano con la spada e lo scudo a difesa del socialismo reale.
A partire dal 1951, la Stasi prese in consegna l’area militarizzata precedentemente gestita dai sovietici, inesistente per il catasto, inclusa la prigione sotterranea di Hohenschönhausen.
A questo punto la Stasi, sotto la supervisione di funzionari sovietici, realizzò l’Istituto centrale per la carcerazione preventiva contro i sospettati politici della DDR. Hohenschönhausen divenne così il secondo luogo più importante della Stasi dopo l’edificio della Centrale operativa che si trova sulla Normannstraße e che oggi ospita il Museo della Stasi a Berlino.
Per dare un esempio, dopo la sollevazione popolare degli operai a Berlino Est del 17 giugno 1953, 349 civili vennero rinchiusi nelle buie cantine della prigione di Hohenschönhausen. Gli interrogatori cui venivano sottoposti detenuti si svolgevano la notte e duravano non meno di 6 ore. Tuttavia, a loro era proibito dormire durante il giorno e queste condizioni estreme portavano spesso i detenuti ad esaurimenti nervosi o a stati di confusione, che li spingevano a riconoscersi responsabili per azioni da loro a volte neppure commesse, per essere poi così condannati.
Nei pressi della prigione sotterranea della Stasi comincia allora segretamente, già a partire dal 1952, la costruzione di un campo di lavori forzati chiamato Lager X, l’unico penitenziario di questo tipo di tutta la Germania Est. Gli oltre 8.000 detenuti del Lager X sono chiamati fino al 1974 alla costruzione di edifici pubblici, abitazioni ed uffici per la Stasi e per i funzionari della DDR. Sono proprio loro che realizzano pure nel novembre del 1960, alle spalle della prigione sotterranea di Hohenschönhausen, una nuova e più grande struttura carceraria.
1960: la nuova prigione della Stasi
La nuova prigione della Stasi ospita adesso 106 celle di detenzione, 115 sale per gli interrogatori, e 2 sale di gomma sotterranee, dove gli internati violenti venivano rinchiusi per diverse ore, in attesa che si calmassero. Le celle singole sono munite di WC ma le finestre sono realizzate con dei mattoni di vetro, dai quali passa solamente la luce e che non consentono la vista all’esterno.
Ai detenuti non è permesso avere contatti con altri prigionieri, neppure visivi, e vengono lasciati in cella in solitudine, sotto il controllo delle guardie, senza libri, privi della possibilità di parlare, fischiare o cantare. La vecchia prigione sotterranea torna ad essere utilizzata come cantina, e per evitare danni ai mobili e agli oggetti conservati lì vengono adesso aperte delle finestre per consentire l’areazione.
Percorrendo i monotoni corridoi di questa nuova prigione e osservando dall’esterno le celle, si riesce perfettamente a capire quale fosse il principale obiettivo della Stasi: far perdere ai detenuti completamente il senso dell’orientamento, sia fisico che ideologico. In queste condizioni alienanti ed estranianti si cercava coscienziosamente e consapevolmente di annientare la singolarità ideologica del prigioniero nel tentativo di ottenere un suddito conforme ed allineato all’ideologia monotona della dittatura. Non a caso i funzionari della prigione, e soprattutto i responsabili degli interrogatori, erano laureati in psicologia all’università di Potsdam e potevano così nel penitenziario di Hohenschönhausen mettere in pratica la loro conoscenza scientifiche.
Il senso di estraniamento riguardava anche le modalità per il trasporto dei prigionieri al carcere di Hohenschönhausen. I malcapitati venivano prelevati arbitrariamente per strada o in casa da funzionari della Stasi, spesso in borghese, e collocati in una camionetta senza finestre. A questo punto la camionetta, conservata ancora oggi originale al memoriale, girava intorno alle strade di Berlino Est per un paio d’ore. In questo modo chi si trovava al buio all’interno dell’abitacolo perdeva completamente il senso dell’orientamento e infine credeva di essere stato portato addirittura lontano da Berlino. Infine, quando dopo due ore di tragitto il portellone del camioncino veniva aperto, una luce accecante accoglieva il prigioniero nel penitenziario, che smarrito veniva portato in cella senza essere passato ancora da alcun tribunale.
Oppositori politici alla DDR: censura, controllo preventivo e repressione
Ad essere rinchiusi nel penitenziario di Hohenschönhausen, rimasto in funzione fino al dicembre del 1989, sono stati prevalentemente oppositori politici. Questa categoria riguardava qualsiasi cittadino che poteva essere considerato un pericolo per la stabilità del regime dittatoriale di ispirazione socialista della DDR. In questo carcere vengono infatti portati ad esempio, tra gli altri, anche i cittadini tedeschi che presero parte ai moti della primavera di Praga del ’68.
Accanto a questa nuova prigione venne costruito sempre nel 1960 dai detenuti del Lager X pure l’ospedale penitenziario per la Germania Est, dove venivano portati detenuti in sciopero della fame o in gravi condizioni di salute, spesso conseguenza delle pessime condizioni in cui venivano tenuti nelle carceri della DDR. Ma anche coloro che restavano feriti nel tentativo di fuga dalla Germania Est, specie a partire dalla costruzione del Muro di Berlino cominciata il 13 agosto 1961, venivano portati qua. Questo ospedale, i cui funzionari erano tutti legati al partito Partito Socialista Unificato di Germania (Sozialistische Einheitspartei Deutschlands – SED), riceveva i detenuti bisognosi di cure di tutti i 17 penitenziari sotto il controllo del Stasi sparsi nella DDR, non solo dunque quelli di Hohenschönhausen.
Nei pressi della prigione sorgono inoltre diversi edifici impiegati un tempo dal Ministero per la sicurezza dello Stato per il perfezionamento e la realizzazione dei sistemi di repressione della dittatura. Accanto agli uffici disposti alla falsificazione di documenti per le spie della DDR, in questi nuovi edifici vengono prodotte e testate proprio le principali tecnologie per lo spionaggio. In questa area si trova anche il grande ufficio postale per la censura dove arrivava tutta la corrispondenza della DDR verso l’esterno per essere ispezionata dai funzionari del partito prima di essere eventualmente spedita. L’archivio della Stasi aperto dopo il 1990 conserva ancora tutte le lettere che mai furono spedite in quanto ritenute non allineate al pensiero egemone del partito SED allora al potere.
Visitare il Memoriale della prigione della Stasi a Berlino
Il carcere di Hohenschönhausen è rimasto attivo fino anche dopo la caduta del Muro di Berlino. Tuttavia, ad essere rinchiusi lì dentro non furono più gli oppositori politici ma, dopo la pacifica rivoluzione del novembre 1989, saranno proprio ex funzionari della Stasi.
L’ultimo detenuto del carcere di Hohenschönhausen è stato infatti Erich Mielke, che dal 1957 al 1989 era stato proprio il capo della Stasi. Una fotografia lo ritrae seduto in una panchina nel cortile della prigione, cortile su ci affacciano le finestre coi mattoni di vetro delle celle e che dunque i detenuti fino ad allora non poterono mai neppure vedere.
Una visita al Memoriale di Hohenschönhausen è in grado di aprire una finestra sulle condizioni di vita dei detenuti in una dittatura. Prima, infatti, i Sovietici e poi, senza soluzione di continuità, i servizi segreti della DDR si sono serviti di metodi disumani per mantenere in vita il potere arbitrario e oppressore della dittatura.
Al memoriale è possibile, con un’audioguida in italiano, accedere gratuitamente alla grande sala di esposizioni (che sorge dove si trovava il Lager Speciale n.3) tutta dedicata alla storia del penitenziario. Per visitare gli ambienti del carcere nuovo e le cantine bisogna necessariamente prendere parte ad una visita guidata: non è infatti permesso l’accesso a quegli ambienti senza un accompagnatore.
È possibile anche fare la visita con una guida italiana, previa prenotazione con largo anticipo. Anche ex detenuti di Hohenschönhausen al tempo della DDR fanno oggi delle visite guidate al carcere, raccontando in prima persona la loro esperienza: se qualcuno vuole farsi accompagnare da loro deve accontentarsi però di una visita in tedesco.
Come raggiungere la prigione della Stasi a Berlino
La prigione di Hohenschönhausen si raggiunge oggi facilmente con i mezzi pubblici di Berlino:
- Tram M5 da Alexanderplatz spostandosi verso Est fino alla fermata Freienwalder Straße oppure tram M6 o 16 fino a Genslerstraße.
- Autobus linea 256 fino a Große-Leege-Straße / Freienwalder Straße.
Già il viaggio verso il memoriale della prigione costituisce di per sé un vero e proprio tuffo nel passato della DDR, al di qua del muro di Berlino.
Infatti, percorrendo il tragitto con il tram si abbandonano piano piano gli antichi palazzi stile impero sopravvissuti ai bombardamenti per lasciare gradualmente spazio, tra qualche edificio abbandonato, a una serie di perfetti edifici modulari, i così detti Plattenbauten costruiti dalla DDR.
Nei quattrocento metri poi che separano la fermata del tram M5 – Freienwalder Straße dalla prigione di Hohenschönhausen, si cammina proprio tra questi alti palazzi prefabbricati – abitati originariamente dai funzionari della Stasi – tutti simili tra loro, senza neppure un balcone e con ad alcune finestre ancora appese le tendine coi ricami di pizzo.
C’è da dire che questo luogo non è uno dei musei di Berlino più visitati e non rientra nella grandi attrazioni di Berlino più ricercate da chi si trova in città per qualche giorno, ma la sua visita vale indubbiamente la pena.
Orari di apertura e biglietti
Memoriale e mostre: aperto tutti i giorni (con alcune eccezioni come Natale e Capodanno) dalle 10:00 alle 18:00.
Sono presenti visite guidate offerte in lingua inglese più volte al giorno in orari fissi, al costo 9 € per persona. L’ingresso alle mostre è gratuito con le audioguide.
Dove approfondire la storia della Germania Est
Per immergersi nella storia della Germania Est, è possibile visitare luoghi simbolo come il Memoriale del Muro di Berlino, accessibile sia in autonomia sia all’interno del nostro Tour guidato in italiano Berlino Comunista e Muro. Questo tour offre un approfondimento unico sulla divisione della città e sulla vita nella DDR.
Chi preferisce esplorare in autonomia può anche visitare il Museo della vita quotidiana nella DDR, che racconta la routine e le abitudini dei cittadini della Germania dell’Est, oppure il Palazzo delle Lacrime, un luogo carico di emozioni, che testimonia le separazioni dolorose vissute al confine tra Berlino Est e Ovest.
Scoprire questi luoghi e visitare Berlino significa comprendere meglio un capitolo fondamentale della storia europea e del Novecento.
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Io sono Roberto, una delle guide. Chissà, magari ci conosceremo personalmente proprio in uno dei nostri fantastici tour, ti aspetto al FREE TOUR DI BERLINO per introdurti a questa fantastica città!
Per scoprire ulteriori dettagli sull’autore di questo articolo, ti invitiamo a visitare il suo profilo con un semplice clic: Roberto Caponetti.