La Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) ha segnato profondamente Berlino, a partire dai bombardamenti aerei angloamericani, che iniziarono già nel 1940 e continuarono fino ai primi mesi del 1945.
Questi attacchi devastarono la città, trasformandola in un campo di rovine fumanti. La situazione peggiorò ulteriormente durante la “Battaglia di Berlino” dell’aprile e maggio 1945, quando le artiglierie campali e gli armamenti sovietici invasero la capitale tedesca. Eventi che distrussero più del 50% degli edifici della città.
Scoprire i resti ancora evidenti della distruzione provocata dalla guerra incuriosisce sempre i visitatori durante le nostre visite guidate di Berlino, catapultandoci in un passato recente e drammatico che rende questa città la culla di quella lezione che ha portato al sogno di pace dell’Europa unita.
Con questo breve articolo, ti invitiamo a cercare, trovare e capire alcune delle tracce della Seconda Guerra Mondiale a Berlino, segni dolorosi rimasti qua e là evidenti e che partecipano tutt’oggi alla vita di Berlino.
Le conseguenze della guerra e la ricostruzione
Alla fine delle ostilità, Berlino fu sottoposta a enormi operazioni di demolizione e rimozione delle macerie. Inizialmente, l’obiettivo era trovare le vittime e liberare le strade, restituendo un’apparenza di pulizia e normalità. Il film di Roberto Rossellini “Germania anno zero” girato nel 1948 è un esempio di quel periodo.
Il lavoro immane della rimozione delle macerie fu svolto dai berlinesi, tra cui molte donne, conosciute come le Trümmerfrauen, le Donne delle Macerie, data la mancanza di uomini a causa della guerra. Persino gli elefanti dello zoo furono utilizzati per questo compito, un dettaglio che sottolinea la gravità della situazione. A Teufelsberg, vicino all’Olympiastadion, venne addirittura creata una collina artificiale con 26 milioni di metri cubi di macerie, accumulati tra il 1950 e il 1972.
Negli anni successivi, soprattutto in nel territorio di Berlino Est, le demolizioni furono incentivate per liberare aree di controllo militare. Dalla metà degli anni ’50, Berlino iniziò un’intensa opera di ricostruzione, con nuovi edifici che sorsero dove le bombe e le demolizioni avevano lasciato il vuoto urbano.
Per iniziare con il giusto animo, leggiamo le toccanti parole del poeta tedesco Andreas Gryphius (1616-1664), scritte circa 300 anni prima della Seconda guerra mondiale e tuttora attuali:
“Tu vedi, dovunque guardi, solo vanità sulla terra. Quello che uno costruisce, è distrutto domani da un altro, dove ora vivono città, domani vedrai un prato e un pastorello vi giocherà con la greggia!”
Anhalter Bahnhof
Iniziamo dalla “Porta del Sud”, ovvero l’ex stazione ferroviaria di Anhalter Bahnhof. Attivata nel 1841 per le linee dirette verso il sud Europa come Roma, Napoli e Atene, fu ampliata nel 1866 e nel 1872. Nel 1930, la stazione gestiva un traffico intenso di circa 45.000 passeggeri al giorno.
Tuttavia, durante la guerra, subì gravi danni a causa dei bombardamenti alla fine del 1943 e all’inizio del 1945, specialmente alla grande copertura in ferro e vetro.
Riparata in minima parte, continuò a funzionare fino al 1952. Nel 1960 iniziò la demolizione, salvando fortunatamente il portico d’ingresso. Restaurato nel 2003 è una delle tracce della Seconda guerra mondiale a Berlino visibile ancora oggi.
Nel 1987, la stazione appare nel film “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders.
Franziskaner-Klosterkirche
Il Franziskaner-Klosterkirche è un impressionante rudere di guerra di un monastero francescano che si trova vicino a Alexanderplatz. Costruito tra il 1250 e il 1265, questa chiesa con convento divenne protestante dopo la riforma di Martin Lutero.
Fu distrutta nei primi mesi del 1945 dai bombardamenti. Nel 1950, i detriti furono rimossi e le rovine della chiesa stabilizzate tra il 1959 e il 1963.
Gli edifici monastici intorno furono completamente demoliti, ma le suggestive rovine della chiesa furono restaurate di nuovo nel 2003-2004 e oggi sono utilizzate per mostre, spettacoli teatrali e concerti.
Sophienkirche
Nel quartiere di Mitte troviamo la Sophienkirche, costruita per volere della regina Sofia Luisa di Meclemburgo-Schwerin e completata nel 1712.
La chiesa, con la sua alta torre costruita tra il 1729 e il 1735, fu ampliata a partire dal 1892 senza alterarne l’aspetto barocco. Accanto, c’è un piccolo cimitero del XVIII secolo e una scuola importante per la comunità ebraica, risalente al 1861. Durante il regime del III Reich, questa scuola fu teatro di atrocità e deportazioni.
Sulle pareti di questi edifici sono visibili i resti della Seconda Guerra Mondiale in forma di fori e schegge di esplosioni e mitragliate.
Abgeordnetenhaus e Martin Gropius Bau
L’austero Abgeordnetenhaus von Berlin del 1898, sede dell’assemblea legislativa di Berlino, e l’affascinante Martin Gropius Bau del 1881, sede di mostre d’arte, si trovano uno di fronte all’altro sulla Niederkircherstraße.
Entrambi furono notevolmente danneggiati dai bombardamenti e dalla guerriglia urbana, e divisi definitivamente dal Muro di Berlino dal 1961 al 1989.
L’attento restauro delle facciate ha lasciato visibili i fori provocati da fucili e mitragliatrici, testimonianze delle azioni militari mirate a stanare gli ultimi soldati del III Reich.
Vicino, un altro testimone è il Museo della comunicazione del 1897, in splendido stile guglielmino.
Gedächtniskirche di Charlottenburg
La chiesa Gedächtniskirche nel quartiere di Charlottenburg fu costruita tra il 1891 e il 1895 in stile gotico della Renania.
L’edificio originale, con la sua alta guglia e il grande mosaico interno di quasi 3000 metri quadrati, fu gravemente danneggiato e mutilato in un bombardamento alla fine del 1943.
Non fu mai restaurato, e rimase come una solitaria rovina chiamata popolarmente der hohle Zahn, il dente cavo.
Un acceso dibattito pubblico portò alla decisione di conservarlo nel suo stato desolato come memoria della guerra. Fu affiancato da moderne architetture ecclesiastiche costruite tra il 1959 e il 1963 su progetto dell’architetto Egon Eiermann.
Testimonianze della Seconda Guerra Mondiale a Berlino
Fori derivanti da esplosioni e mitragliate sono visibili su pareti ed elementi decorativi di quasi tutti gli edifici del centro e in quasi tutti i quartieri di Berlino. Sulla la Porta di Brandeburgo e sugli Altes e Neues Museum, sul Bode Museum, sul maestoso Berliner Dom sull’Isola dei Musei, sulle strutture ad archi della S-Bahn a Friedrichstraße e Alexanderplatz, sulle colonne della Neue Wache e sulle eleganti chiese gemelle di Gendarmenmarkt, oltre che su tanti altri edifici.
Puoi vederli anche sul Palazzo del Reichstag, il Parlamento Tedesco, con la bandiera dell’Europa e quella della Germania che sventolano simbolicamente insieme. Si tratta di ferite presenti in tutta Berlino basta solo scovarle e imprare a riconoscerle.
Conclusione
Fare un tour a Berlino, in centro, in periferia e a Potsdam, è sempre emozionante! Scoprire con i nostri tour la storia, non antichissima ma incredibilmente senza eguali di questa metropoli è fantastico. Scoprire poi che molta parte di essa è legata a vicende di tempi più recenti, ci fa capire meglio quello che siamo noi oggi!
Fare un tour a Berlino significa dare risposte a tanti “perché” dell’Europa. Ritrovando e riconoscendo le tracce visibili dei danni della Seconda guerra mondiale, sia per gli adulti, che per i ragazzi e bambini, è davvero esperienziare la storia dal vivo!
Per suggellare e portare con te questa esperienza ti invitiamo a fare una foto a questi segni, mettendo magari le proprie dita dentro i fori e accarezzandone le lacune. Questo gesto è un atto di rispetto e ricordo per chi soffrì allora, e un monito responsabile per un futuro pacifico. Noi guide di GUIDEinTOUR cerchiamo di trasmettere la nostra conoscenza anche per questo.
Io sono Paolo Brasioli, architetto, co-titolare con Elena dello studio quattro|architectura, e guida turistica per passione.
Vivo a Berlino già da tempo e amo raccontarla e disegnarla!
Chissà, magari ci conosceremo personalmente proprio in uno dei nostri fantastici tour, ti aspetto al FREE TOUR DI BERLINO per introdurti a questa fantastica città!
Per scoprire ulteriori dettagli sull’autore di questo articolo, ti invitiamo a visitare il suo profilo con un semplice clic: Paolo Brasioli.