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Entrata posteriore del ministero della propaganda nazista di Goebbels a Berlino.

Il Ministero della Propaganda nazista a Berlino – Joseph Goebbels e la propaganda di Hitler.

Quando si visita Berlino, spesso ci si vuole confrontare con uno dei capitoli più terribili della sua storia: il nazismo.

La dittatura di Hitler ha piantato tenacemente le sue radici in questa città, facendola diventare tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento il suo cuore pulsante.

Tutto l’orrore di cui fu capace il nazismo è stato pensato nelle stanze dei palazzi della capitale e molta della propaganda che riuscì a convincere un intero popolo della politica di Hitler, venne studiata in un edificio a poca distanza dalle principali attrazioni di Berlino: il Ministero dell’Istruzione e della Propaganda nazista.

Il ministero sorse nell’area dove venne edificata la Nuova Cancelleria del Reich: uno spazio enorme collegato ad altri luoghi del potere del Terzo Reich come il Ministero dell’aviazione nazista sotto la guida di Hermann Göring e la sede centrale della Gestapo e delle SS comandate da Heinrich Himmler.

Questa zona di città racconta moltissimo della storia del nazismo ed è fondamentale per capire come oggi la Germania si relazioni con la sua epoca più oscura.

Tutta quest’area fa parte anche del percorso del nostro Free Walking Tour di Berlino in italiano. Visitare questi luoghi con una guida competente è fondamentale per capirli in profondità, con estrema attenzione e senza facili banalizzazioni.

Hitler e Goebbels: l’arte di convincere le masse

Cartello informativo posto all'entrata del Ministero della Propaganda nazista a Berlino.

Che il modo di catturare l’attenzione del pubblico e di guadagnarsene il consenso con ogni mezzo fosse un aspetto essenziale per un leader politico, fu subito chiaro a Hitler. Nel suo libro, il Mein Kampf, Hitler scrive che “il potere ricettivo delle masse è molto limitato e la loro comprensione è debole. (…) Stando così le cose, ogni propaganda efficace deve limitarsi a poche cose essenziali e quelle devono essere espresse per quanto possibile in formule stereotipate“.

Questa intuizione, però, non viene seguita fino in fondo dal partito Nazionalsocialista e l’ascesa del Führer resta lenta e infruttuosa finché non fa la sua comparsa una delle menti più brillanti del partito: Joseph Goebbels. Dall’aprile del 1930 Hitler nominerà Goebbels a capo dell’apparato propagandistico del partito e da quel momento il consenso attorno al NSDAP, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, prenderà il volo: in meno di tre anni, Hitler verrà eletto Cancelliere tedesco.

Dopo la presa di potere di Hitler, Goebbels si insedia nel palazzo posto all’angolo tra Wilhelmplatz e Wilhelmstraße, a Mitte, il più centrale dei quartieri di Berlino e istituisce il suo Ministero dell’Istruzione e della Propaganda. Il vecchio edificio, però, non appare abbastanza rappresentativo e monumentale per quello che dovrà diventare uno dei ministeri più influenti della dittatura nazista e il suo aspetto verrà rivisto di lì a poco.

Goebbels puntualizza che la funzione del Ministero della Propaganda nazista è quella di “mobilitare gli intellettuali in Germania” e che questo obiettivo sia ancor più necessario della difesa materiale del popolo. Occorre abituare il popolo alla violenza psicologica, “prepararlo” in un certo senso ad essa, se si vuole che esso segua ciecamente il proprio leader in battaglia. 

Il Rogo di Libri, organizzato da Goebbels coinvolgendo gli studenti universitari della Humboldt a Berlino, è un esempio di dove questa “mobilitazione” stesse portando la Germania e come questo mix sapientemente dosato di paura, odio ed esaltazione, stesse creando l’adesione ideologica necessaria per poter plagiare le menti e piegarle ai propri scopi distruttivi.

Quando durante le mie visite guidate di Berlino illustro la splendida piazza barocca che fu teatro di questo sfregio alla cultura, a molti viene difficile pensare che anche da luoghi come questo sia partita la lunga marcia verso la Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto.

Il Terzo Reich e la propaganda totale

Un libro posto sul Memoriale del Rogo a Berlino.

Questo è solo un prologo. Là dove si bruciano i libri, alla fine si bruciano anche le persone…

Questa frase altamente simbolica è stata scritta dal poeta tedesco Heinrich Heine circa 100 anni prima del Rogo dei libri. Oggi è incisa sul monumento di Berlino posto al centro della piazza dove avvenne quell’incendio. Un cammino verso l’orrore accompagnato proprio dall’attività crescente del Ministero della Propaganda nazista.

Infatti, dall’autunno del 1933, il ministero di Goebbels non si limita ad assumere il controllo totale sui mass media, ma estende il suo raggio d’azione anche ai contenuti creativi messi in circolazione, attraverso un dipartimento chiamato Casa della Cultura del Reich. Letteratura, arti visive, film, teatro, musica e radio, da quel momento in poi verranno costantemente controllate, rimaneggiate o censurate.

Il Ministero della Propaganda cresce d’importanza di anno in anno, in maniera esponenziale, e se nel 1933 conta di 5 dipartimenti e 350 dipendenti, nel 1939 il numero dei dipartimenti sale a 17 con ben 2000 dipendenti.

Dal 1934, perciò, iniziano i lavori per ingrandire la struttura architettonica originaria, dapprima inglobando il sito dell’ex Ministero coloniale sulla Wilhelmstrasse e successivamente edificando una nuova struttura nel giardino del palazzo.

Anche se l’ingresso principale rimane, quindi, sulla Wilhelmplatz, tra il 1937 e il 1940 viene eretto dall’architetto Reichle un nuovo edificio sulla Mauerstrasse, con un’imponente facciata lunga cento metri in pietra naturale e adornata da colonne angolari, aquile imperiali e svastiche.

Non son solo canzonette: Goebbels e l’uso dei mass media nel periodo nazista

In aggiunta al messaggio di solidità e potenza comunicato dai nuovi monumentali edifici ministeriali che stanno sorgendo lungo la Wilhelmstrasse – l’architettura come “parola di pietra” come amava definirla Hitler – e ai titoli sensazionalistici su manifesti e giornali, Goebbels si accorge che nuovi mezzi di comunicazione possono diventare molto efficaci nell’irretire le masse.

Uno strumento impalpabile sta entrando nelle case, suggestionando l’immaginario delle persone: la voce della radio.

Il ministero promuove, quindi, la vendita di milioni di apparecchi radiofonici a basso costo che allarghino l’audience dei comizi del Führer all’intera nazione. La voce di Hitler si diffonde dalle radio nei bar, nei ristoranti, moltiplicata dagli altoparlanti nelle strade affollate o nei luoghi di lavoro. Oltre a colpire le menti, la radio trasmette emozioni.

Sotto la dittatura nazista vengono prodotte circa 15.000 opere musicali, spesso in forma di canzoni popolari con motivi simili a piccole marce militari: rivendicazioni e orrore della guerra vengono graziosamente dissimulati in dolci scampagnate in Polonia o sui monti austriaci, in un amore idilliaco per la Patria e il proprio popolo.

Olimpiadi di Berlino 1936: la propaganda nazista conquista il mondo

Ingresso dello Stadio Olimpico costruito per le olimpiedi del 1936 usate dalla propaganda nazista di Goebbels.

Altro strumento tecnologico di cui il nazismo fece abilmente uso fu il cinema. L’industria cinematografica venne praticamente nazionalizzata con una produzione di più di 1.000 film di propaganda.

A seguito, però, della salita al potere di Hitler grandi registi e star, come Fritz Lang e Marlene Dietrich, lasciarono l’Europa per riparare negli Stati Uniti e non fu facile per Goebbels trovare sostituti all’altezza.

L’apice stilistico della propaganda nazista in campo cinematografico viene raggiunto dalla regista Leni Riefenstahl con le riprese delle Olimpiadi di Berlino nel 1936. Diviso in due parti e uscito nel 1938, il film Olimpia” documenta le imprese degli atleti olimpionici inquadrati con taglio moderno e luce drammatica, e con l’Olympiastadion come spettacolare scenografia.

Quelli di Berlino furono i primi giochi olimpici ad essere ripresi e “visti” da un pubblico mondiale, incantato dai corpi perfetti degli sportivi ariani e dal respiro internazionale della nuova Germania di Hitler.

Ma dietro le immagini delle vittorie e delle sfavillanti celebrazioni si nascose la vergogna delle leggi razziali, la deportazione di Rom e Sinti dalla capitale e l’avanzare dei lavori di costruzione del primo grande campo di concentramento di Berlino: Sachsenhausen.

A suggestionare il popolo durante gli anni di guerra è, invece, il Deutsche Wochenschau: una raccolta di vari reportage preparata dalle cosiddette compagnie di propaganda (in attività nell’esercito, nella marina, nell’aeronautica militare, nonché nelle Waffen SS) e proiettata nelle sale cinematografiche prima dei film in programmazione.

Questi reportage raggiungevano 20 milioni di spettatori alla settimana ed erano uno strumento potentissimo per convincere ogni classe sociale che la politica nazista stesse riportando il Reich agli antichi splendori.

Propaganda e olocausto

Quando “il fine giustifica i mezzi”, il modo più rapido di creare consenso attorno a sé, è di individuare un nemico.

La propaganda nazista si accanisce inizialmente contro tutti i nemici della Patria, da coloro che hanno messo in ginocchio la Germania con il trattato di Versailles a chi ne corrompe lo spirito dall’interno, come ebrei, omosessuali, Rom, sostenitori del bolscevismo e disabili. 

Come vediamo con il nostro Tour della Berlino al tempo del nazismo, una delle prime campagne di propaganda nazista riguarda proprio i disabili, apostrofati come inutili e dannosi, e che diventeranno presto vittime dei cosiddetti centri di “Euthanasia” dell’operazione T4.

Il tema, però, su cui il Ministero investe la maggior parte delle sue energie durante tutti gli anni della dittatura è sicuramente quello antisemita. Libri scolastici, d’intrattenimento, manifesti, film… tutto deve convincere che il popolo tedesco sia costantemente minacciato dalla potente e subdola comunità ebraica.

La martellante e accuratissima propaganda nazista riuscì a intossicare metà Europa con il veleno dell’odio razziale e arrivò a dissimulare persino l’orrore della Shoah. Nell’estate del 1944, la Croce Rossa internazionale pretese di vedere le condizioni di vita degli ebrei detenuti nei campi; Goebbels allestì nel ghetto di Theresienstadt una messinscena ad hoc.

Caffè, teatro, musica: il campo di concentramento apparve come un luogo di ozio e armonia ai commissari in visita. La rappresentazione fu così convincente che i nazisti decisero di produrne un film di propaganda, “Theresienstadt” appunto, girato da un detenuto del campo. Terminate le riprese, regista e comparse vennero deportati e sterminati ad Auschwitz.

Anche durante la nostra visita guidata al campo di concentramento di Sachsenhausen analizziamo molte foto di propaganda scattate dentro il campo. Vista la sua vicinanza a Berlino esisteva all’interno di questo campo di concentramento una vera e propria divisione per l’elaborazione del materiale di propaganda dei Lager.

Il Ministero della Propaganda oggi

Ministero della Propaganda nazista oggi

Nelle ultime settimane della Seconda Guerra Mondiale, le bombe degli Alleati piovvero ininterrottamente sui palazzi ministeriali della Wilhelmstrase.

Il primo maggio del ’45, Goebbels decise di togliersi la vita insieme alla moglie. Prima di morire la coppia assassinò con il cianuro anche i loro sei figli, nello stesso bunker di Hitler, dove il dittatore si era ucciso poche ore prima.

L’edificio venne distrutto solo in parte dalle bombe e per questa ragione si decise di ristrutturarlo a fine guerra. Dopo la divisione della città rimase a Berlino Est e dal 1947 la DDR utilizzerà l’ex Ministero della Propaganda nazista come sede per il Ministero della Politica dei media. Grazie alla continuità d’uso, non verranno fatti significativi interventi architettonici.

Oggi invece l’edificio è la sede del Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali della Repubblica Federale Tedesca.

La capitale tedesca è come un libro di Storia a cielo aperto, ti invito a venire a scoprirla con i nostri Tour guidati di Berlino. Io sono Antonella Hansen, una delle guide di GUIDEinTOUR.

Per scoprire ulteriori dettagli sull’autrice di questo articolo, ti invitiamo a visitare il suo profilo con un semplice clic: Antonella Hansen.

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