Il Museo della Resistenza Tedesca a Berlino.

Il Memoriale della Resistenza Tedesca a Berlino: guida completa e consigli utili per la visita.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Berlino è un panorama di rovine. Gran parte del centro storico della città era andato completamente distrutto sotto le bombe degli Alleati ma anche durante la feroce battaglia combattuta palazzo per palazzo nelle ultime settimane dell’aprile 1945. Dei 4.3 milioni di persone che vi abitavano all’epoca della nomina di Adolf Hitler a cancelliere ne erano rimasti solo due milioni e ottocentomila, tanti dei quali sfollati. Dalle macerie del passato i tedeschi dovettero far riemergere non soltanto la loro capitale ma anche la loro coscienza.

In questo articolo parleremo proprio di un luogo fondamentale nel processo di analisi del rapporto dei tedeschi con la dittatura del Terzo Reich. A un salto dall’architettura vertiginosa di Potsdamer Platz, incamminandosi lungo il viale che accosta il grande parco urbano Tiergarten e svoltando a sinistra nella Stauffenbergstraße, troviamo una perla nascosta del panorama museale berlinese: il Museo della Resistenza Tedesca.

Questo piccolo museo è il custode centrale della memoria della Repubblica Federale Tedesca. Nelle sue 18 stanze comunicanti, la mostra permanente documenta la varietà e la complessità delle ragioni, degli obiettivi e delle forme della lotta contro la dittatura nazista.

La dimensione ridotta del museo non è tanto espressione di una renitenza dei tedeschi contemporanei a ricordare, quanto specchio della porzione della popolazione tedesca attivamente opposta alla dittatura nazista, così minuta che i singoli resistenti li conosciamo per nome.

Bendlerblock: dove la storia si unisce con la memoria

Ingresso al Memoriale della Resistenza Tedesca a Berlino.

Il Memoriale della Resistenza Tedesca si trova nel Bendlerblock, un complesso di edifici dal forte valore simbolico.

Non si tratta di una scelta casuale: proprio qui, il 20 luglio 1944, fu pianificata l’Operazione Valchiria, l’ultimo di una serie di tentativi di assassinio di Adolf Hitler. Con l’obiettivo di porre fine alla guerra e ripristinare lo stato di diritto in Germania, un gruppo composto da ufficiali della Wehrmacht e oppositori civili del regime nazista organizzò un colpo di stato che però fallì.

Quella stessa notte, Claus Schenk von Stauffenberg e i suoi collaboratori più stretti – Friedrich Olbricht, Albrecht Mertz von Quirnheim e Werner von Haeften – furono giustiziati nel cortile interno del Bendlerblock, mentre il generale Ludwig Beck, Capo di Stato Maggiore dell’esercito, venne ucciso all’interno dell’edificio.

Oggi, lo stesso luogo ospita anche il Ministero Federale della Difesa e continua a essere teatro di cerimonie solenni, come il giuramento dei nuovi membri del Battaglione Guardie dell’esercito federale.

La nascita del memoriale non ha una storia facile. Si va lentamente e per gradi. È solo nel 1952, a otto anni dal 1944 e su iniziativa dei sopravvissuti e dei loro parenti, che la vedova del generale Olbricht può porre la prima pietra del monumento commemorativo che verrà inaugurato l’anno successivo dal sindaco di Berlino Ovest, Ernst Reuter.

La commovente figura in bronzo di un giovane con le mani legate, realizzata dallo scultore Richard Scheibe, viene posta al centro del cortile d’onore. Il 20 luglio 1955, la ex Bendlerstraße viene ribattezzata “Stauffenbergstraße” e sette anni dopo una targa nel cortile d’onore ricorda i nomi degli ufficiali qui fucilati.

Per l’istituzione di un centro di informazione sulla resistenza bisognerà attendere fino al 1967 quando, sempre su iniziativa dei membri della resistenza del 20 luglio 1944, il Senato di Berlino si dichiarerà a favore dello sviluppo di una mostra permanente, inaugurata poi il 20 luglio 1968.

È solo dal 1980 che il cortile d’onore, riprogettato e ridedicato a tutti i tedeschi che hanno opposto resistenza al nazismo, si presenta così come lo vediamo oggi. Oltrepassando l’ingresso sulla cui parete sono incise le parole: “Qui, nell’ex Comando Supremo dell’Esercito, i tedeschi organizzarono il tentativo di rovesciare l’ingiusto regime nazionalsocialista il 20 luglio 1944. Per questo hanno sacrificato le loro vite”.

Cosa vedere al Museo della Resistenza Tedesca

La mostra permanente si trova al secondo piano e combina stanze completamente modernizzate ad altre che ancora preservano elementi architettonici d’epoca. Superato il primo piano, con la libreria e la sua stazione ristoro con tanto di divanetti, si salgono le scale per trovarsi in una piccola lobby alla cui destra e sinistra si allungano corridoi con salette comunicanti.

Il percorso inizia a sinistra con una sala dove si può vedere un video d’introduzione al Bendlerblock (lingue disponibili: inglese o tedesco). Una parete è dedicata interamente a citazioni di figure note e meno note, uomini e donne, militari e civili, a illustrazione della diversità ideologica della resistenza tedesca.

Avanzando lungo uno stretto corridoio, si aprono a sinistra due salette che fungono da introduzione alla mostra vera e propria. Nella prima si illustrano i turbolenti anni Venti all’ombra dell’ascesa al potere del Nazismo e le marce del Fronte di Ferro socialdemocratico in difesa della repubblica di Weimar, mentre nella seconda viene illustrato il sistema oppressivo nazista ed il ruolo di sostegno della popolazione civile tedesca alla dittatura.

A separare queste prime sale introduttive dalle sale biografiche sulla destra è un dettaglio della celebre foto che mostra August Landmesser sfidare apertamente la dittatura rimanendo a braccia conserte, unico tra la folla a rifiutare il saluto nazista.

Da qui in avanti, la mostra si sviluppa in una sequenza di sale biografiche dedicate ai diversi gruppi di resistenza, suddivisi per appartenenza politica, contesto sociale o ideali condivisi. Vediamo quali sono.

La Resistenza del movimento operaio

Fu la prima e la più forte forma di resistenza, fatta di gruppi ben organizzati sotto l’egida dei grandi partiti operai, il KPD e l’SPD, ed ebbe molte forme: organizzazione di incontri clandestini, trasmissione di messaggi tramite corrieri e staffette, campagne di contro-informazione contro la propaganda nazista, solidarietà e aiuti ai compagni imprigionati ed alle loro famiglie.

Fu però anche una resistenza di breve durata perché già a metà degli anni Trenta la Gestapo era riuscita a stroncare la maggioranza dei gruppi, molti membri dei quali furono deportati in campi di concentramento come Sachsenhausen e Dachau.

In questa sala possiamo scoprire la storia della coraggiosa Liselotte Herrmann, staffetta comunista che ottenne e passò al Partito Comunista Tedesco (KPD) in esilio in Svizzera informazioni essenziali riguardo al riarmo illegale dell’esercito nazista. La condanna a morte della giovane madre ventinovenne, la prima donna giustiziata dal Tribunale del Popolo, fece scalpore a livello internazionale.

Qui conosciamo anche Willi Münzenberg, comunista che, dall’esilio in Francia, si fece portavoce delle vittime delle repressioni naziste della prima ora, pubblicando nel 1933 la prima raccolta di testimonianze di sopravvissuti dei campi di concentramento nel Braun Buch, il “libro marrone” di condanna contro la brutalità delle camicie brune e delle SS, tradotto in ben 17 lingue e pubblicato in milioni di esemplari.

La Resistenza dei Cristiani

Furono numerosi i religiosi e i credenti che si opposero alle posizioni prese dalle chiese ufficiali o agirono in nome della loro fede quando la Chiesa tacque.

Tra i principali esponenti della Chiesa Confessante, che nacque dalla presa di posizione dei parroci contro l’allineamento della Chiesa Evangelica Luterana alle dottrine antisemite e totalitarie del Partito Nazionalsocialista, menzioniamo i pastori berlinesi Dietrich Bonhoeffer e Martin Niemöller. Quest’ultimo fu detenuto come “prigioniero personale del Führer” nel carcere della Gestapo all’interno del Campo di concentramento di Berlino per ben sette anni.

Ricordiamo anche Bernhard Lichtenberg, il coraggioso sacerdote che predicava dal pulpito della Cattedrale di Santa Edvige contro l’uccisione sistematica dei disabili da parte dei medici nazisti dell’Operazione T4, e che fu ucciso prima ancora di raggiungere Dachau. Qui conosciamo anche Elfriede Löhr, testimone di Geova e instancabile attivista che fu tra le prime donne deportate nel Campo di concentramento di Ravensbrück nel 1939, nel quale rimarrà prigioniera fino alla liberazione.

La Resistenza degli artisti e degli intellettuali

In questa saletta dalle dimensioni più ridotte, incontriamo gli artisti e gli intellettuali che furono critici risoluti del Partito Nazionalsocialista già da prima della presa di potere, e continuarono a svolgere il loro ruolo di coscienza morale poi dall’esilio o dalla prigionia nei campi di concentramento.

Una figura di spicco è senz’altro Carl von Ossietzky, pacifista convinto ed editore di testate giornalistiche aspramente critiche del Nazismo, premiato con il Premio Nobel per la Pace nel 1935 quando era già prigioniero nel campo di concentramento di Esterwegen.

L’Attentato di Georg Elser

Ci troviamo nelle sale originali del Bendlerblock, come si nota dal pavimento in legno scricchiolante con le sue decorazioni d’epoca fine ottocentesca.

Qui inizia la sezione dedicata ai falliti attentati al Führer, a partire da quello del falegname Georg Elser che, nel 1939, piantò una bomba di sua fattura nella birreria Bürgerbräukeller di Monaco e, in seguito al fallimento e alla cattura, fu detenuto come “prigioniero personale del Führer” nel carcere della Gestapo al Campo di concentramento di Sachsenhausen per sei anni, fino alla fucilazione a Dachau. A lui è dedicato oggi, proprio dove un tempo sorgeva la cancelleria del Führer, un monumento che incontriamo durante il nostro Free Tour di Berlino.

La Resistenza militare

Questa sala mostra le vie che hanno confluito nel tentato colpo di stato del 20 luglio 1944 illustrando come l’iniziale sostegno dell’esercito a Hitler sia venuto meno già dal 1938 e abbia condotto diversi raggruppamenti a opporre resistenza, fino a culminare in una serie di attentati poi falliti.

La figura centrale fu sicuramente il generale Ludwig Beck, che fu la mente dietro al colpo di stato del 1944. Nel 1938, in rifiuto delle mire espansionistiche di Hitler, invitò gli altri generali a dimettersi, per evitare una guerra che avrebbe portato la Germania alla sua rovina. Fece appello alle loro coscienze e al senso della decenza, rifiutando un ordine ingiusto.

L’ufficio di Claus Schenk Graf von Stauffenberg

Qui, dove il colonnello Stauffenberg ultimò i dettagli dell’attentato del 20 luglio 1944, si trova oggi una mostra monografica sulla sua persona e i suoi ideali, influenzati dalle origini nobili e dalla formazione culturale.

Segue l’ufficio di Stauffenberg un atrio con le foto dei numerosi cospiratori e la sala da ricevimento del capo di stato maggiore dell’esercito. Proprio qua, il 3 febbraio 1933, Adolf Hitler tenne il fatidico discorso in cui dichiarò ai generali presenti le sue intenzioni imperialistiche, promettendo loro la conquista del Lebensraum (trad. “spazio vitale”) in Europa dell’Est.

Attualmente lo spazio espositivo illustra con installazioni video e carte geografiche lo svolgimento, ma anche le conseguenze del colpo di stato per i collaboratori di Stauffenberg e i loro familiari, sui quali si riversò la vendetta del Führer.

Una targa ricorda il generale Ludwig Beck, che fu assassinato proprio in questa sala in seguito al fallimento dell’Operazione Valchiria.

Il Circolo di Kreisau

L’ultima sezione dell’ala del museo alla sinistra della lobby è dedicata al Circolo di Kreisau, un gruppo di dissidenti che prende il nome dalla tenuta dove avevano luogo i loro incontri clandestini. Il Circolo fu composto da civili di diversa estrazione sociale e dalle opinioni politiche più disparate, tutti però accomunati dall’avversione al Nazismo e dalla volontà di concepire un nuovo ordine sociale e democratico dopo la caduta della dittatura.

Come questo dovesse avvenire era oggetto di acceso dibattito tra coloro che sostenevano la necessità di un attentato contro Hitler e coloro che obiettavano contro l’assassinio a favore di un arresto e di un successivo processo. Le figure di spicco del Circolo erano i due avvocati Helmuth James Graf von Moltke e Peter Graf Yorck von Wartenburg, entrambi in seguito giustiziati nel carcere di Plötzensee.

La resistenza dei cittadini

Tornando alla lobby e proseguendo a destra, troviamo un unico lungo corridoio di stanze comunicanti che illustrano soprattutto la resistenza di singoli civili o piccoli gruppi uniti dall’amicizia e ideali in comune:

  • La Resistenza dei giovani: adolescenti ribelli che si opposero al totalitarismo nazista con atti di anticonformismo, solidarietà, volantinaggio e controinformazione. Tra loro ricordiamo i ragazzi dello Swingjugend (trad. “la gioventù dello Swing”), che sfidarono l’inquadramento e il conformismo della Gioventù Hitleriana con il loro spirito indomabile e il sedicenne Helmuth Hübener, il più giovane condannato a morte dal Tribunale del Popolo.

  • L’Orchestra Rossa: il nome fu inventato dalla Gestapo per descrivere le reti di spionaggio sovietiche nel Reich nazista. Un’Orchestra Rossa in realtà non esistette mai. A Berlino si trattava di più di un centinaio di individui di ogni estrazione sociale legati dalle amicizie o dal lavoro ma uniti dall’opposizione intensa alla dittatura nazista, come i coniugi Schulze-Boysen e i coniugi Harnack.
    Entrambe le coppie sfruttarono le loro carriere all’interno dei vari ministeri nazisti per produrre controinformazione sul fronte interno e acquisire intelligence da passare illegalmente a Washington e a Mosca, azioni per le quali pagarono con la vita.

  • La Rosa Bianca: nella saletta dedicata al famoso gruppo di studenti dell’università di Monaco condannati a morte per aver informato la popolazione tedesca sui crimini del Nazismo e aver fatto appello alle loro coscienze, oltre alle loro biografie si possono leggere per intero i testi dei volantini scritti dai fratelli Hans e Sophie Scholl e i loro giovani amici.
  • La Resistenza in Esilio: furono più di mezzo milione i tedeschi che fuggirono dalla Germania in seguito all’avvento del Nazismo.
    Privati della cittadinanza e alla mercé dei paesi d’accoglienza, si organizzarono dall’esilio per informare l’estero sulla situazione nel Reich e viceversa, e crearono reti di solidarietà per i rifugiati. L’ex direttore della testata liberale Vössische Zeitung, Georg Bernhard, fondò a Parigi il quotidiano dei rifugiati tedeschi in Francia, il Pariser Tageblatt, e li rappresentò alla conferenza della Lega delle Nazioni nel 1936. Catturato nel 1940 dalle autorità dell’occupazione tedesca e deportato in un campo di prigionia francese, si salvò la vita solo grazie all’intervento del giovane giornalista americano Varian Fry, che gli procurò un visto per gli Stati Uniti.

  • La Resistenza degli Ebrei e dei Sinti e Rom: questo spazio è dedicato alle due minoranze perseguitate dai Nazisti per ragioni razziali e alle strategie di sopravvivenza e autoaffermazione di fronte alla ferocia nazista.
    Solidarietà, mutua assistenza, formazione di organizzazioni clandestine e infine la fuga dai campi di concentramento vengono illustrate da biografie di persone indomite come il pugile sinto Johann Trollmann, in arte Rukeli. Il campione di boxe, accusato ingiustamente di essere un vincitore solo perché si batteva alla maniera Rom e quindi “sleale”, si presentò al ring cosparso di farina e coi capelli tinti di biondo, per perdere da ariano. Sulla parete di fronte conosciamo il gruppo degli amici di Herbert Baum, giovani ebrei impiegati dalla Siemens come lavoratori coatti.
    Accomunati dal credo comunista, si riunivano clandestinamente nel quartiere Hackescher Markt per pianificare operazioni di volantinaggio e sostegno ai loro correligionari, resistenza che culminerà in un attacco incendiario contro una mostra razzista organizzata dal ministro della propaganda Joseph Goebbels nel 1942. Denunciati, saranno condannati a morte dal Tribunale del Popolo. In onore di questi ragazzi coraggiosi il governo della RDT fece erigere un monumento di fronte al Duomo.

  • La Resistenza in tempo di guerra: siamo giunti alla fine del corridoio e della mostra, dove la sala si concentra sui destini di coloro che opposero resistenza fino alla fine, confrontati con una giustizia nazista sempre più spietata con i cosiddetti “traditori del popolo”.
    Qui conosciamo i coniugi Otto ed Elise Hampel, persone semplici che redassero e sparsero per Berlino 200 cartoline scritte di loro pugno informando i connazionali dei crimini nazisti e sollecitandoli alla resistenza per fermare la carneficina. Vennero denunciati da una vicina e condannati a morte dal Tribunale del Popolo.
    Chiude la mostra, a contrasto con una cartina della distribuzione dei campi di concentramento del Reich e nei territori occupati dai tedeschi, la storia commovente di Otto Weidt, coraggioso imprenditore che salvò i dipendenti ebrei non-vedenti della sua fabbrica di spazzole e al quale fu conferito in via postuma il titolo di Giusto tra le Nazioni.

Dove approfondire il nazismo quando si è in visita a Berlino

Per chi desidera approfondire ulteriormente la storia del Nazismo, la città offre numerosi monumenti di Berlino legati alla memoria e istituzioni museali di grande valore. Imperdibili sono la Topografia del Terrore, allestita dove un tempo sorgeva la sede della Gestapo e delle SS, e il Memoriale per gli Ebrei assassinati d’Europa, a pochi passi dalla Porta di Brandeburgo. Interessanti anche la Gedenkstätte Plötzensee, il carcere dove vennero giustiziati molti oppositori del regime e il famosissimo Museo Ebraico di Berlino.

Per orientarsi tra i molti luoghi della memoria presenti in città, può essere utile affidarsi a una visita guidata a tema: nei nostri tour parliamo diffusamente della storia del nazismo a Berlino, toccando i luoghi simbolo del regime, ma anche quelli legati alla resistenza e alla memoria.

Free Tour di Berlino: Un tour a piedi gratuito che esplora la storia di Berlino, visitando anche alcuni siti storici legati al nazismo nel centro di Berlino.

Tour Berlino Nazista e Quartiere Ebraico: Un’esperienza guidata che ti porta attraverso i luoghi emblematici del Terzo Reich, offrendo approfondimenti sulla salita al potere di Hitler, la propaganda nazista e la resistenza all’interno della città. ​In questo tour visitiamo anche il cortile del Museo della resistenza tedesca.

Visita guidata al Campo di Concentramento di Sachsenhausen: Una visita guidata al memoriale di Sachsenhausen, situato a breve distanza da Berlino. Questo tour offre una comprensione profonda delle atrocità commesse nel campo e onora la memoria delle vittime.

Informazioni pratiche per la visita al Museo della Resistenza Tedesca: orari, ingresso e come arrivare

La via dedicata a von Stauffenberg a Berlino, dove fu diretta l'Operazione Valchiria.

Il Memoriale della Resistenza Tedesca si trova al civico 13 della Stauffenbergstraße, nel quartiere Tiergarten, non lontano da Potsdamer Platz.

È facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici di Berlino: le stazioni più vicine sono Potsdamer Platz (U2/S-Bahn) e Bendlerblock (fermata dell’autobus M29). L’ingresso al museo è gratuito, rendendolo una tappa perfetta per chi è alla ricerca dei musei gratis di Berlino.

È aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 18:00, e il sabato e la domenica dalle 10:00 alle 18:00. Il Memoriale resta chiuso solo il 24, 25, 31 dicembre e 1° gennaio.


Federica Ligarò risiede a Berlino dal 2013 dopo un soggiorno decennale in Gran Bretagna. È una Storica specializzata sul Terzo Reich e sulla Storia dell’Ebraismo.

Collabora con la Ong KlgA impiegata nella lotta all’antisemitismo nelle scuole tedesche e conduce visite guidate di Berlino finalizzate alla memoria storica, all’interno di molti musei di Berlino come il Deutsches Historisches Museum, il Jüdisches Museum, nei memoriali degli ex campi di concentramento e con noi di GUIDEinTOUR.



Per scoprire ulteriori dettagli sull’autrice di questo articolo, ti invitiamo a visitare il suo profilo con un semplice clic: Federica Ligarò.

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